Economia

Autotrasportatori, il futuro non è elettrico: «A Brescia mancano ancora 2.500 autisti»

Il presidente della Fai Sergio Piardi: «Abbiamo bisogno di indicazioni certe dalla politica»
I NODI DELL'AUTOTRASPORTO
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Sulla strada ci lavorano e il loro primo obiettivo è garantire la sicurezza di tutti gli utenti. Ma, anche, avere il giusto ritorno economico che consenta di mantenere se stessi e le loro famiglie.

Gli autotrasportatori della Fai (2.400 aziende associate), alle prese con problemi di ieri e di oggi, si apprestano a celebrare l’assemblea generale, che si terrà domenica, con inizio alle 9.30 per la parte pubblica nell’auditorium di Brixia Forum (via Caprera, 5). Sul piatto i temi della fragilità infrastrutturale e i miglioramenti da introdurre per assicurare la competitività ed evitare l’isolamento dal resto d’Europa (come l’apertura della quarta corsia della A4 e il raddoppio del tunnel del Monte Bianco); la situazione dell’accesso ai valichi alpini con le limitazioni ai mezzi pesanti che costringono a 100 km di coda in più per il trasporto merci; la dibattuta opzione del full electric «sì» o «no» e la carenza di autisti (ne mancano circa 2.500 soltanto a Brescia, che è terza in Italia per veicoli industriali).

L’appello

E una richiesta, quasi un appello, al rispetto verso una categoria che rappresenta un tassello fondamentale nell’ingranaggio economico-produttivo del Paese, ma che ancora viene associata ad un’idea tanto poco attrattiva quanto stereotipata. Lo sottolinea il presidente della Fai, Sergio Piardi e con lui il past president, Antonio Petrogalli, affiancati dalla segretaria Giuseppina Mussetola e dal vice segretario Giuseppe Ballini. «Siamo disorientati da tutte le innovazioni e transizioni da affrontare - commenta Piardi, autotrasportatore da ben 42 anni -. Facciamo del nostro meglio per adeguarci e non abbiamo paura del cambiamenti: sappiamo di dover innovare il parco macchine; chiediamo a gran voce l’intermodalità e vorremmo poter decidere quale modo di trasportare è il più corretto. Siamo pronti a essere protagonisti del futuro, ma abbiamo bisogno di indicazioni certe da parte della politica».

La confusione, invece, è tanta e fa sì «che non sappiamo più che camion pensare di acquistare». «Stiamo sgretolando - aggiunge Mussetola - il muro di cemento del "tutto elettrico", che non può funzionare per i mezzi pesanti, né per capacità, né per costi; dobbiamo puntare anche su altre fonti, come biocarburanti e biodiesel».

Il nodo Brennero

C’è poi la pesante situazione dell’accesso al Brennero (che rappresenta il 50% del traffico verso la comunità europea) e delle limitazioni imposte dall’Austria, che impediscono ai camion di circolare per oltre metà dell’orario settimanale, con divieti anche di tipo settoriale (la tipologia di merci trasportate), quando «con i nostri mezzi abbiamo già raggiunto una riduzione del 30% di emissioni in atmosfera». «Il ministro Matteo Salvini, che interverrà domenica con un videomessaggio, ha compreso il danno arrecato alla nostra economia - rileva Piardi - e chiesto al Governo di aprire una procedura di infrazione».

Altro tema fondamentale per gli autotrasportatori è quello della formazione dei conducenti: «Un lavoro sempre più tecnologico, per il quale ci rivolgiamo agli studenti che escono dagli Its o da istituti di informatica». Di tutto questo e altro si parlerà nell’assise di domani, dove interverranno - dopo i vertici Fai Brescia - il presidente Fai nazionale, Paolo Uggé; l’eurodeputato Massimiliano Salini; Franco Fenoglio, del Cda Italferr Roma; Fabrizio Palenzona, presidente Fai service. Oltre al ministro delle Infrastrutture, anche l’assessore regionale Giorgio Maione porterà un contributo da remoto, mentre le conclusioni spetteranno a Carlotta Caponi, segretaria generale Fai. 

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