Economia

Aumentano i volumi e la liquidità: la grande corsa dei gruppi bresciani

In provincia si contano 177 società «consolidate». Nel 202l, generata una cassa di 5,3 miliardi
Aumentano volumi e liquidità - © www.giornaledibrescia.it
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La tematica della dimensione delle imprese è oggetto di ampio dibattito ma, in questi ultimi anni, pare incontrovertibile la necessità di crescere, anche con l’apertura del capitale a terzi, attraverso operazioni di acquisizione, di integrazione e di collaborazione, al fine di: ottenere nuove competenze professionali, tecnologiche, produttive ad alto valore aggiunto; esplorare nuovi mercati per valorizzare l’internazionalizzazione, guardando in modo strutturato fuori dai confini nazionali; entrare in filiere nazionali ed internazionali che presuppongono maggiore strutturazione.

Per questi obiettivi il gruppo di imprese è importante, in quanto il contesto geo-economico sta cambiando: ormai il termine «nazionale» deve essere ampliato fino a comprendervi l’intera Ue, al di fuori della quale possiamo parlare di «estero». Vista quindi la loro crescente rilevanza è interessante esaminare, con riguardo al nostro territorio, le peculiarità e l’andamento economico che li caratterizzano.

La dimensione

Delle 1.000 entità esaminate nel report annuale del Giornale di Brescia, ci sono 177 gruppi, 20 in più dello scorso anno, che si possono definire «formali», cioè che pubblicano il bilancio consolidato, il documento che rappresenta la loro situazione economica complessiva. Essi generano 45,5 miliardi di fatturato, il 59% di quello complessivo (76,6 miliardi), percentuale in leggera crescita nel tempo: se si escludesse A2A, il gruppo più grande che influisce in modo rilevante sui valori totali, l’incidenza scenderebbe al 52%. Producono, inoltre, il 64% dell’Ebitda complessivo, che si riduce al 57% senza A2A. In modo analogo per il capitale investito, che incide per il 79% (72%).

La situazione economica

Nel 2021 il fatturato è tornato a svilupparsi in modo netto (+40%) dopo la riduzione del 2020, raggiungendo un valore del 30% più grande rispetto al 2019: tale espansione è diffusa, in quanto ha connotato l’89% dei gruppi. Consistente anche la crescita dell’Ebit, pari all’84%, aumento che si è manifesto nel 65% dei casi: quasi due terzi dei gruppi hanno incrementato sia le vendite sia l’Ebit, segnale di una pronta e robusta reazione alla crisi sanitaria del 2020. Il 70% del fatturato è ottenuto sul mercato italiano: tuttavia, escludendo i tre gruppi principali (per fatturato) che operano solo in Italia, le vendite estere aumentano al 46%, valore in crescita e certamente più indicativo del grado di propensione all’internazionalizzazione delle nostre imprese.

L’80% dei gruppi vende all’estero e, di questi, il 59% per quote superiori al 50% del fatturato. Dato in controtendenza è il valore aggiunto rapportato alle vendite, che nel triennio perde due punti percentuali, senza però influire sull’incidenza dell’Ebitda, che si mantiene al 12%, favorita dalla forte espansione del fatturato che ha permesso il migliore assorbimento del costo del lavoro, che passa dal 12,7% al 10,8%. Il costo del lavoro complessivo è pari, nel 2021, a 4,9 miliardi, più 10% sul 2019.

Aumenta anche il numero di dipendenti, che supera i 97.000, il 3,6% e il 6,6% in più rispetto al 2020 e a inizio triennio: nel 2021, il 30% dei gruppi aveva più di 500 dipendenti, valore in crescita rispetto al passato. La marginalità sulle vendite passa dal 6,6% al 7,2% (con il 5,5% del 2020), con effetto positivo sulla redditività del capitale investito che dal 5,5% arriva al 5,8%. Su quest’ultimo indicatore, che esprime il rendimento di tutti gli investimenti aziendali, ha anche inciso il recupero di efficienza finanziaria, che torna ai livelli del 2019, dopo il calo dello scorso anno in discreta parte derivante dalla rivalutazione.

A differenza degli indicatori di redditività operativa, il Roe, cioè la redditività dei mezzi propri, manifesta una crescita significativa, passando dall’8,4% all’11,6% raddoppiando il valore dell'anno pandemico, pari al 5,7%.

La dimensione finanziaria

La solidità nel complesso non presenta peggioramenti, anche se il rapporto di indebitamento si incrementa, variazione dovuta al forte aumento del capitale investito (+24%), finanziato in misura principale da risorse di terzi, prevalentemente di natura operativa. La sostenibilità economica dei debiti (l’assorbimento di Ebitda da parte degli oneri finanziari) migliora a causa della stabilità del costo del denaro e dell’incremento importante, in valore assoluto, dell’Ebitda: l’indicatore è pari al 6,2%, due punti percentuali in meno rispetto al biennio precedente. Il grado di copertura degli investimenti fissi da parte dei mezzi propri è vicino all’unità, mentre esiste discreto equilibrio, in termini di scadenze, tra investimenti e finanziamenti.

A fine 2021, le risorse liquide nella disponibilità dei gruppi ammontavano a 5,3 miliardi, l’8,3% in più dell’anno precedente (+ 59% rispetto al 2019). Si tratta di una massa di liquidità significativa, dovuta in particolare alla capacità di produrre flussi monetari dall’attività caratteristica ed operativa.

Esaminando i rendiconti finanziari, si leggono le cause sottostanti a questo significativo progresso. L’aumento di circa 400 milioni delle disponibilità liquide nel 2021 è da attribuire per 3,4 miliardi all’attività operativa, all’interno della quale la gestione caratteristica contribuisce per circa 4,2 miliardi: la differenza, di circa 844 milioni, è riconducibile al pagamento di imposte, di interessi passivi e all’utilizzo di fondi per rischi e oneri, oltre che all’incasso di interessi attivi e dividendi. A fianco della crescita descritta (3,4 miliardi), vi è un assorbimento di liquidità di 3 miliardi per uscite collegate all’attività di investimento, al netto delle entrate per disinvestimenti.

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Ponendo l’attenzione sulla gestione tipica, il 10% dei gruppi non produce liquidità, valore analogo al 2019. Inoltre, il flusso di tale gestione incide sul fatturato per il 9,4%, in riduzione rispetto ai precedenti anni: ogni 100 euro di vendite, si producono circa 9 euro di liquidità: questo calo è indotto dal forte incremento delle vendite che ha ampliato il circolante. Il 2021 ha rilevato la pronta reazione dei gruppi bresciani, i cui risultati sono stati sostanzialmente confermati nell’anno appena chiuso, ponendo così le basi per affrontare in modo adeguato il 2023, sul quale vi sono alcune ombre, dall’inflazione ai costi energetici, dalle materie prime ai bassi tassi di crescita attesi, che potrebbero incidere in misura non trascurabile sugli indicatori economici.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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