Aumentano i reati informatici, ma le Pmi investono poco in cybersicurezza
La provincia di Brescia e la Lombardia dominano le classifiche dei reati informatici in Italia, ma solo un terzo delle micro, piccole e medie imprese ha investito in cybersicurezza. A dirlo sono i dati raccolti dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia ed illustrati dal presidente Eugenio Massetti al colonnello Vittorio Fragalà, neo comandante provinciale dei Carabinieri.
Nell’ultimo anno, nella nostra regione i reati informatici sono cresciuti del 24,8%, seconda solo a Toscana (+35,5%) e Puglia (+25,0%) ed ampiamente al di sopra della media nazionale (+18,4%). Anche Brescia, tra le province, fa la parte del leone: i reati informatici registrano una crescita più accentuata solo a Lecco (+36,3%), mentre Brescia si piazza al +34,2% seguita da Mantova (+32,9%), Monza-Brianza (+32,6%), Lodi (+28,8%) e Pavia (+25,6%).
I numeri
L’incidenza del fenomeno è pari a 60 denunce ogni 10mila abitanti, con una intensità superiore alla media nazionale (54) e inferiore solo a quella di Piemonte (68), Friuli-Venezia Giulia (66) e Liguria (63). Il fenomeno mostra maggiore intensità nelle province di Mantova (77 denunce ogni 10mila abitanti), Milano (75) e nella nostra, con 66 denunce ogni 10mila abitanti, come a Lecco (66) e sopra Sondrio (65).
Il quadro
«Dalla pandemia in poi si è accelerata la corsa degli imprenditori all’utilizzo del digitale - commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti -. Le attività hanno puntato soprattutto sul cloud, per sostenere il lavoro dei dipendenti in smart working, e sui pagamenti elettronici per soddisfare la domanda crescente dei consumatori confinati nelle mura domestiche e, di conseguenza, investimenti positivi per le imprese, ma anche una crescita di attacchi che spesso sono fatti per richiedere un riscatto in denaro che si riscontra nel 11% dei casi nelle imprese italiane, quasi il doppio della media Ue (6%). Ecco perché un numero crescente di imprese anche a Brescia investe in cyber security, per rispondere agli attacchi o quantomeno prevenirli».
Chi investe in cybersecurity
Numeri alla mano, infatti, come riportato dal bollettino annuale dell'indagine Excelsior di Unioncamere-Anpal, in Lombardia nel 2022 si attesterebbe al 39,7% la quota di Mpi lombarde che investono in cyber sicurezza, sopra di 7 punti percentuali rispetto al periodo 2017-2021 (32,7%). A livello provinciale tale quota risulta essere più elevata per Milano (44,4%) e Lecco (40,8%) con Brescia invece sotto il livello regionale (34,4%), in terzultima posizione.
Secondo la rilevazione Eurobarometro della Commissione europea in Italia la quota di MPI che nell’ultimo anno ha fronteggiato almeno un attacco informatico è del 37%, superiore di 9 punti al 28% della media Ue. L’analisi delle modalità di aggressione informatica evidenzia che, in relazione all'episodio più grave, nel 35% dei casi l’attacco ha sfruttato la vulnerabilità del software, hardware o della rete, 12 punti percentuali sopra la media Ue (23%) che colloca l’Italia al 2° posto tra i 27.
Per il 26% dei casi è stata una violazione di password, quota di 7 punti al di sopra del 19% della media Ue che posiziona l’Italia al 4° posto, per il 21% una truffa o frode e per il 20% un malware.
Tra le conseguenze dell’attacco, le più diffuse sono l'ulteriore tempo impegnato per rispondere per il 30% dei casi, i costi di riparazione o ripristino per il 25%, l’impossibilità di usare risorse o servizi e di far continuare ai propri dipendenti le attività per il 18% delle imprese.
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