Apindustria lancia l’allarme: «Quote di acciaio esaurite»
A poco meno di un mese dalla scadenza del terzo trimestre, le quote d’importazione dell’acciaio per il terzo trimestre fissate dall’Unione Europea con l’intenzione di proteggere le frontiere comunitarie da politiche di esportazione aggressive dei paesi extracomunitari, sono già in gran parte raggiunte. Secondo uno studio di Apindustria Confapi Brescia, realizzato con la società di consulenza T-Commodity, dei 36 prodotti compresi nel provvedimento ben 25 sono già esauriti e quindi non acquistabili dalle imprese fino al prossimo trimestre, mentre i restanti 11 risultano ancora reperibili ma in situazione «critica», quindi prossimi a finire.
La situazione, vista anche la spinta alla ripartenza dopo mesi di grandi difficoltà, sta creando non pochi malumori e problemi alla nostra industria. Secondo il presidente di Apindustria Confabi Brescia, Pierluigi Cordua, «le quote imposte da Bruxelles stanno mettendo in ginocchio la ripresa delle filiere di distribuzione, lavorazione e utilizzatori finali di acciaio, ostacolando una domanda che oggi è complessivamente vivace».
La nuova condizione, al momento imposta fino al 30 giugno 2024, sta coinvolgendo tutte le categorie di prodotti siderurgici, dall’acciaio inox all’acciaio al carbonio, passando per i prodotti lunghi e piani, con le relative catene del valore. I paesi di provenienza rallentati dal provvedimento UE sono principalmente India, Turchia, Cina, Taiwan, Russia, Corea del sud, Macedonia del nord, Ucraina e Bielorussia.
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In questo momento - sempre secondo Apindustria - gli stock di acciaio fermi nei principali scali siderurgici nazionali, sdoganabili solamente attraverso il pagamento del dazio, sarebbero altissimi. Regolamenti miopi. Una criticità non irrilevante quindi, destinata a generare effetti ancora più gravi sulla distanza, visto che la quantità di materiale già fermo nei porti sarebbe tale da poter esaurire in poche ore i limiti anche del quarto trimestre, che si avvierà l’1 ottobre. «Il sistema industriale nazionale è completo e variegato e garantisce l’occupazione a decine di migliaia di lavoratori - osserva il presidente Cordua -. È inaccettabile la miopia manifestata da un regolamento che protegge la parte più alta della catena del valore dell’acciaio, a discapito di trasformatori e utilizzatori. Questo mette a repentaglio la ripresa delle aziende, vitale dopo lo shock pandemico del 2020. Mi associo all’invito alla pragmaticità e alla rapidità nella ricerca di una soluzione del presidente Confapi, Maurizio Casasco, e auspico che il sistema di quote per paese e trimestrale venga abolito almeno in favore di un limite aggregato complessivo, sia in termini temporali che geografici».
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