Agnelli e capretti, a Pasqua la tradizione resiste sulla tavola dei bresciani
Viva la tradizione. Per i giorni delle celebrazioni di Pasqua, nelle famiglie si festeggerà secondo i dettami dei tempi passati. La colomba batte le uova di cioccolato e si classifica come dolce preferito delle feste tanto che sarà presente in quasi sette case su dieci (69%). È quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè «La Pasqua 2023 degli italiani a tavola» che fotografa le abitudini di consumo per la prima grande festa tradizionale di quest’anno.
La colomba stacca di sei punti percentuali il tradizionale dolce di cioccolata. Di sicuro la versione tradizionale del dolce si è, nel tempo, arricchita di nuove versioni con variazioni che vedono l’uso di ingredienti agricoli e a km zero come i grani antichi, l’olio extravergine d’oliva, il melograno, i frutti di bosco, il miele.
Ovi-caprini
Pasqua e tradizione significano poi un pranzo dove non possono mancare, come secondo piatto, carni giovani come l’agnello e il capretto, cucinati in modi diversi. Nel bresciano questa realtà conta circa duemila allevamenti di ovi-caprini del Bresciano, per quasi 35 mila capi. Un settore che - in termini nazionali- soffre la concorrenza e le scelte fatte da alcune realtà della distribuzione di rivolgersi al prodotto estero. Non solo.
Talvolta si sommano anche voci mediatiche tese a screditare un settore che, invece, può contare su molte realtà che lavorano con coscienza e dedizione, dando respiro a un comparto di lunga tradizione e grande valore per l’economia agricola nazionale tanto che oltre quattro famiglie italiane su 10 (44%) porteranno carne di agnello a tavola a Pasqua: un aumento del 13% rispetto allo scorso anno, per rispettare le tradizioni.
In termini generali del settore, i dati più recenti, sono quelli di Confagricoltura nazionale che indica come: «Il 90% di nascite e crescite sono programmate proprio per il periodo pasquale. In Italia si contano 2,8 milioni di agnelli e 150mila capretti che dovrebbero essere macellati».
Agnello
E, in occasione della Pasqua si acquista gran parte di circa 1,5 chili di carne di agnello consumata a testa dagli italiani durante tutto l’anno. Il consumo di carne ovi-caprina viene infatti organizzato su massimo due cicli annuali, ma il momento più importante è quello pasquale: se si cancella anche questo le aziende vanno in grande sofferenza. Tra coloro che non rinunceranno all’agnello, il 58% - secondo dati Coldiretti - lo acquisterà in supermercati e macellerie quello Made in Italy e un altro 22% lo andrà a comperare direttamente dal produttore per avere la garanzia dell’origine. In una situazione in cui oltre un agnello su due (55%) presente nei banchi frigo per Pasqua è di origine straniera il pericolo è di mettere nel piatto carne spacciata per italiana che non rispetta gli stessi standard qualitativi di quella nazionale.
Per Confagricoltura Brescia «quello ovicaprino anche nella nostra provincia è un settore di nicchia ma molto importante anche per le ricadute in termini di gestione ambientale contro l’abbandono dei territori, in particolare nelle aree montane e collinari. In un contesto di differenziazione produttiva, si tratta di beni della tradizione che hanno ancora un grande pregio». Gli agriturismi. Ma Pasqua segna anche il fine settimana che «inaugura» la stagione dei ponti festivi.
È quindi un buon banco di prova per gli agriturismi dove si parla di tutto esaurito nelle circa 350 realtà della nostra provincia. «I ponti di Pasqua e primavera rappresentano il primo grande banco di prova in vista della prossima estate - commenta Tiziana Porteri, presidente di Terranostra Brescia - e i primi dati ci fanno ben sperare. Gli agriturismi sono custodi delle tradizioni alimentari nel tempo, con menù locali a base di prodotti di stagione a chilometri zero, ma negli ultimi anni l’offerta di servizi si è ampliata».
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