Addio menù, ora si ordina con l'iPad
iPad,che passione. Dai giornali alla carta dei vini, ai menù, la tavoletta è finita anche al ristorante. Una rivoluzione culturale e sociale, che manderà definitivamente in pensione la biro e il taccuino del cameriere, ma anche la «comanda tradizionale» che in parte era già stata sostituita dal palmare. Così il menu si fa touch e con lui nascono dei nuovi linguaggi e contenuti che avvicinano sempre più lo chef al cliente.
In linea con i nuovi codici di comunicazione, a Brescia, il Castello Malvezzi, una delle realtà dell’alta gastronomia italiana si è spinto più in là, guardando al futuro per arricchire la sua storia e tradizione, cercando di far vivere delle esperienze culinarie con un menù interattivo. Infatti, ogni piatto trova vita nell’applicazione iPad in cui, oltre a numerose fotografie del piatto stesso, è presente la ricetta e il suo svolgimento, proprio come se fosse un manuale di cucina da cui prendere spunto.
Ma l’esperimento non si ferma qui: non solo un supporto digitale per illustrare con la tecnologia i piatti raffinati, gli abbinamenti con i vini o la presentazione delle ricette dello chef lumezzanese Alberto Riboldi, bens, un’applicazione che dal tablet consente di condividere e fruire l’esperienza attraverso i social network in tempo reale.
«L’idea è quella di integrare a breve anche i contenuti con dei video – dice Dattoli, digital strategist della Viral Farm e ideatore del progetto – che racconteranno la preparazione dei piatti come dei format, così da avvicinare sempre di più lo chef al cliente - che non è più passivo come una volta - . Proviamo a sperimentare il presente con il futuro, sempre più in simbiosi con il mondo on line, grazie alla condivisione delle esperienze che l'ospite può vivere in rete».
A vivere in prima persona l'evoluzione dei linguaggi legati al binomio hi tech- cucina è lo chef Alberto Riboldi, 38 anni, alla sua seconda esperienza al Castello Malvezzi, che non può più fare a meno del suo tablet tra i fornelli.
Ambra Craighero
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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