Acciaio, domanda italiana di tondo ferma, si guarda all’estero
Un comparto che ha già cambiato pelle negli ultimi dieci anni, ma che rimane in una situazione fragile. Stiamo parlando del tondo per cemento armato, segmento che ha vissuto dei veri e propri terremoti, la cui scia sismica sembra ancora in corso. Dire tondo nel nomdo della siderurgia è come dire Brescia: leadership nata nel secondo dopoguerra e che oggi, a oltre settant'anni di distanza, vede ancora le aziende bresciane primeggiare(Feralpi, Alfa Acciai, Ferriera Valsabbia e Iro davanti a tutte).
L’evoluzione. Sino ad una decina di anni fa, il settore viveva di dinamiche completamente diverse. Anche nei primi anni dopo la crisi (2009-2011), seppur con una produzione in netto calo (-2 milioni di tonnellate tra il 2008 ed il 2011), il mercato italiano era ancora il grande protagonista nel tondino. Tra il 2007 ed il 2011 ben l’83% del totale del tondo prodotto in Italia era consumato dalle imprese di costruzioni del Belpaese, relegando l’export ad un ruolo marginale. Questo trend ha iniziato a cambiare nel 2012 quando il mercato domestico non è stato più sufficiente a consumare tutto l’acciaio prodotto: da un consumo di oltre 4,5 milioni di tonnellate di tondino nel 2008 (fonte: Federacciai), infatti, dal 2013 in poi si è scesi stabilmente sotto i 2 mln di tonnellate, con un minimo di 1,345 mln di tonnellate nel 2017, il minimo dal 1999 (i dati 2018 non sono noti). Export. I produttori si sono quindi dovuti rivolgere con crescente interesse all’export, che dal 2013 in poi è stato costantemente pari ad oltre il 50% della produzione, con un picco del 55,2% medio nel biennio 2016-2017. Questo cambio da parte dei tondinari è stato favorito dalla «fame» algerina, che tra il 2013 ed il 2016 ha intercettato oltre il 70% dell’export nazionale, fermandosi però al 9% nel 2018, a causa di una restrizione all’import del governo del Paese africano.
Per mantenere i volumi ad un livello elevato, i produttori di tondo per cemento armato hanno dovuto ancora una volta cambiare le proprie strategie: questa volta la destinazione è stata l’Ue, che è passata da un assorbimento di 300-400mila tonnellate di tondo italiano nel 2013-2016 ad oltre 825mila tonnellate l’anno scorso. Anche nel primo mese del 2019 l’Ue è stato il principale mercato di sbocco per il tondo «Made in Italy», con il 71% dei volumi. Ma non solo l’Ue è stata importante per l’Italia: nel 2018 il continente americano, in particolare gli Usa, hanno contribuito con volumi pari a oltre 326mila tonnellate, più che triplicando i commerci rispetto al 2017.
Prospettive. Per i prossimi mesi lo sbocco europeo continuerà ad essere il principale per i produttori italiani, grazie anche al provvedimento di Salvaguardia dell’Ue, che ha imposto restrizioni alle importazioni di tondo soprattutto da Turchia e Russia, che rimarranno fuori gioco almeno fino a fine giugno. Ma, nonostante la spinta dell’export, la situazione rimane fragile per le acciaierie italiane, costrette ad esportare per sopravvivere. Lo ha spiegato Giuseppe Pasini a siderweb: «La domanda italiana è depressa da diversi anni e anche il 2019 per ora non fa eccezione. Speriamo che le nuove misure di sblocco dei cantieri al varo del governo possano mettere in moto qualcosa in più. Se vogliamo mantenere le produzioni a livelli accettabili, però, dobbiamo continuare a guardare all’estero».
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