A Vinitaly torna l’entusiasmo dei produttori bresciani di vino
Con l’edizione 2022 di Vinitaly torna l’entusiasmo e la voglia di fare dei produttori bresciani di vino: il bello di ritrovarsi e concretizzare business vis-a-vis. E, soprattutto, di potersi nuovamente confrontare con operatori commerciali, opinion leader, chef, influencer ed appassionati del buon bere.
Così si può sintetizzare il sentimento che più viene rimarcato tra gli stand degli operatori della nostra provincia presenti alla rassegna veronese, ripartita in grande spolvero e soprattutto in presenza dopo due anni di stop a causa della pandemia. Certo, all’ingresso vengono controllati i green pass e va portata la mascherina (ce ne sono anche di viola in perfetto stile vignaiuolo), ma sono migliaia gli operatori che hanno affollato gli stand nei primi due giorni di fiera portando una grande voglia di normalità. E di business.
Soprattutto di riprendere i rapporti commerciali e riavviare un dialogo tra persone visto che il vino è prima di tutto convivialità. «Siamo molto felici di essere ritornati a Vinitaly - spiega Andrea Peri dell’azienda Peri-Bigogno di Castenedolo dove produce 100mila bottiglie su 15 ettari a Montenetto Igt - perché ritroviamo l’entusiasmo che si era un po’ smarrito, seppure il 2021 sia stato commercialmente un grande anno per le vendite. Ma Vinitaly in presenza è un chiaro segnale di ritorno ad una normalità tutta ancora da riconquistare».
La kermesse di Verona è un punto di riferimento e c’è chi è alla sua prima volta, come l’azienda Caruna, 15 ettari a Cologne e 100mila bottiglie prodotte. «Siamo qui per confrontarci con il mercato e stiamo incontrando molti operatori - spiega Enrico Caruna -perché questa nuova edizione ha privilegiato l’organizzazione di molti eventi di confronto per far conoscere le eccellenze italiane anche a tanti operatori stranieri». In effetti la presenza estera, fra gli stand, è particolarmente nutrita oltre che decisamente interessata; in prima fila americani, europei ed anche molti asiatici.
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C’è preoccupazione per il conflitto russo-ucraino, ma si cerca allo stesso tempo di vedere il bicchiere mezzo pieno perché se il momento per molti comparti agricoli è difficile, per lo meno quello del vino sta andando bene.
Certo, sono da riprendere le relazioni commerciali che in questi due giorni sono partite in sordina, ma il tempo per recuperare c’è e lo sta dimostrando il Lugana che, come nel caso dell’azienda Pilandro, sottolinea come «vendiamo ormai più della metà del nostro vino (400mila bottiglie su 23 ettari vietati) all’estero e ci auguriamo - spiega Elia Facin - che con il ritorno del turismo si possa migliorare le performance che nella nostra zona sono già molto buone».
Ed effettivamente sembra proprio che sia il momento del Lugana. «Siamo molto soddisfatti - racconta Fabio Leali di Puegnago, una delle poche aziende che produce 40mila bottiglie di vino biologico tra Lugana e Valtenesi - perché stiamo riscuotendo un bel successo di pubblico soprattutto tra operatori della ristorazione e delle enoteche: un segnale molto importante che il mondo può e deve ripartire. Non solo il consumo di vino, che per la verità non si è mai fermato, ma tutto l’indotto che ha nella ripresa del turismo un fattore decisivo di ulteriore sviluppo».
Di certo il vino biologico è particolarmente gettonato in questa edizione di Vinitaly 2022 e le aziende bresciane si sono fatte trovare pronte. «Abbiamo sposato la filosofia del biologico da anni ormai - commenta Riccardo Fratus dell’azienda Riccafana di Cologne, 70 mila bottiglie prodotte con una quota molto importante esportata in Giappone - e sempre di più raccogliamo l’interesse di compratori italiani ed esteri. Tanto più che il nostro Franciacorta si presta per affinamenti su lieviti molto lunghi con un effetto evolutivo del vino che grazie alle nuove tecnologie applicate in campo ci sta dando ottimi risultati».
Tante soddisfazioni che anche Luigi Biolatti dell’azienda Uberti di Erbusco (180mila bottiglie prodotte) esprime con gioia vera perché «ritroviamo finalmente ristoratori, agenti commerciali, operatori stranieri con la voglia di vedersi, di confrontarsi e di dimenticare due anni che ci hanno segnato. Certo - continua Silvia Uberti - non è stato facile, seppure il 2021 è stato un grande anno per le vendite, perché l'aspettativa era tanta. Tuttavia abbiamo trovato una generalizzata competenza di altissimo livello con la cultura del saper bere abbinata al racconto del vino. Un po’ pensavamo di averlo perso ed è stato bello ritrovarla a Vinitaly».
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