A Capriano i Berlusconi vanno in onda col rosso «9.9»
Sì, è proprio parente dell’ex presidente del Consiglio, ma non ha neppure una azione di Fininvest in tasca. Del resto la finanza non la appassiona per niente e di televisione proprio non si occupa. Alessia Berlusconi (47 anni) è la primogenita di Paolo Berlusconi, fratello minore di Silvio.
Paolo Berlusconi è proprietario del quotidiano «Il Giornale» ed oggi Alessia Berlusconi è presidente del Gruppo Il Giornale che contiene il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti e alcune proprietà immobiliari. Dice di essersi presa carico dell’impresa di famiglia per senso di responsabilità visto che i fratelli hanno preferito altre strade, ma dimostra di conoscere bene il suo mestiere (soprattutto sul fronte dei bilanci).
Noi l’abbiamo incontrata per parlare di vino. Già perché la signora Berlusconi si è tolta la soddisfazione di possedere una cantina (la famiglia non ne ha altre) ed ha scelto, per una tortuosa serie di coincidenze, Capriano del Colle: la Contessa.
L’obiettivo era una zona da vino rosso che non fosse già nota e, a distanza di 8 anni, la scelta è di piena soddisfazione. Non si tratta di un grosso investimento (almeno con quel cognome) di cui comunque non ci viene rivelato l’importo. L’azienda vinicola genera ricavi che possiamo stimare in 350 mila euro l’anno. Break even previsto per il 2019. Otto ettari a Capriano del Colle alle pedici del Montenetto sono una piccola cosa, ma valgono di sicuro anche per lo scenario che, ora lo sappiamo, è anche incontaminato.
Va da sé che l’azienda, acquisita nel 2009, è stata completamente «ribaltata» con vigne tutte nuove che dal 2011 sono affidate ad Angelo Divittini, agronomo ed enologo del gruppo Sata. Nessuna meraviglia quindi che Contessa sia la prima azienda del Capriano convertita al biologico. Era il 2014, le altre aziende della zona, arriveranno tra quest’anno e il prossimo.
Il rischio della irrilevanza era notevole, ma il modo per «bucare lo schermo» è stato trovato presto (anche se non facilmente). Si tratta di un vino che non c’era. Un vino rosso con meno di 10 gradi di alcol che si beve fresco come un Chiaretto. È vino (la legge impone come minimo i 9 gradi) ma con quella percentuale di alcol non ottiene la Doc neppure un Lambrusco. È quindi un vino da tavola che sembra fatto apposta per un pranzo veloce e leggero in vista della ripresa del lavoro. A confermare la vocazione particolare del prodotto è la confezione da mezzo litro, la misura giusta per due persone dal bere moderato. La "Milano da bere" ne è già rapita. Il vino è nella carte dei vini dei 12 locali top del centro di Milano. L’azienda ne produce circa 25mila bottiglie l’anno.
Il nome? Il vino si chiama 9.9 come il suo grado alcolico. L’uva è al 100% Marzemino bresciano (rinato proprio sul Montenetto), ma la tecnica di produzione è davvero insolita (un Montenetto rosso arriva spontaneamente a 14 gradi). Angelo Divittini spiega che la vendemmia viene fatta in tre fasi: una prima raccolta a fine agosto, una a metà settembre e l’ultima a ottobre inoltrato per conquistare quel colore che altrimenti mancherebbe. Le uve delle tre vendemmie si vinificano separatamente e poi si assemblano. Con sentori di sottobosco fresco, lampone e viola, con tannini vellutati e quasi assenti, è un vino immediato da bere, ma non prendetelo per un "vinello". Il critico Luca Maroni lo ha proclamato il terzo vino rosso d’Italia. Il 9,9 è però solo la metà della produzione. Così Contessa propone un bianco a base Trebbiano che si fa immediatamente notare ed un rosso (si chiama La Rossa) che, dice Alessia Berlusconi, è la mia vendetta: difficile che sia sotto i 15 gradi di alcol.
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