Pmi, crescere e collaborare per affrontare il futuro oltre i dazi
L’analisi dei numeri non è mai una semplice conta. Al contrario, è un modo per capire il presente e delineare il futuro. A maggior ragione in un momento in cui, dice la direttrice del Giornale di Brescia Nunzia Vallini, «le sfide stanno diventando planetarie, e le piccole e medie imprese devono necessariamente dilatare il loro raggio di azione». Ecco perché la «bussola» data dall’ottava edizione dell’analisi «Le piccole che fanno grande Brescia», realizzata dall’Università degli Studi cittadina in collaborazione con il nostro quotidiano, è così strategica: perché «oltre a raccontare storie di coraggio – sintetizza ancora la Vallini – aiuta a capire dove stiamo andando e dove dovremo andare».
Un concetto sposato anche dalla neo direttrice regionale Lombardia Sud di Intesa Sanpaolo, Paola Lecci, che da brava padrona di casa, nell’assise in scena presso la sala Corrado Faissola, mette sul piatto il sostegno che l’istituto di credito può e vuole dare a quella che senza timore di smentita definisce: «La spina dorsale della nostra economia». «In un momento complesso come quello attuale, stretto tra i dazi della politica americana e le scelte che l’Unione Europe deve compiere, le Pmi devono fare due cose: da un lato differenziare i loro mercati di sbocco e dall’altro valorizzare il passaggio generazionale ed il capitale umano. Due direttrici lungo le quali la nostra banca si muove con un sostegno concreto», spiega Lecci chiamando in causa tanto la presenza ed il radicamento dell’istituto di credito in 40 Paesi del mondo quanto gli investimenti sul fronte formativo e su percorsi sul modello di Elite, in grado di affiancare le variegate realtà del territorio in un concreto percorso di crescita.
Lo scenario
Del resto, che «crescere e collaborare» siano «la chiave per affrontare il futuro» lo dice lo stesso Claudio Teodori, curatore dell’analisi, che nel delineare il quadro delle mille Pmi bresciane (con un fatturato compreso tra i 5,3 ed i 14,4 milioni di euro e nella stragrande maggioranza dei casi con una redditività complessiva che migliora nel tempo) punta l’accento proprio sulla necessità di procedere su queste due direttrici.
Da un lato, la capacità di crescere appunto, dove crescere significa «produrre redditi e flussi finanziari adeguati, tenendo conto che la maggiore dimensione sarà sempre più rilevante nell’affrontare le sfide future e che in molti casi bisognerà pensare a modalità alternative al credito bancario, come il ricorso al private equity o al venture capital». Dall’altro, quella di aggregarsi, perché «se fai quello che hai sempre fatto, otterrai quello che hai sempre ottenuto», mentre solo il mettersi insieme garantisce la possibilità di «andare oltre».
Finestre sul mondo
L’aggregazione e la capacità di diversificare fanno da padrone anche nelle analisi del contesto internazionale realizzate dagli editorialisti intervistati da Erminio Bissolotti. Se Enrico Marelli dell’Università degli Studi di Brescia indugia sul fatto che «con i dazi perdono tutti, e potrebbe perdere anche l’economia americana», il collega Mario Del Pero, professore di Storia Internazionale e Storia degli Stati Uniti a SciencesPo di Parigi si sofferma sull’uso che il presidente americano Trump fa di quegli stessi dazi, «maneggiati come strumenti punitivi e ricattatori per piegare l’interlocutore di turno al volere degli Stati Uniti», mentre Antonio Fiori dell’Università di Bologna guarda ai nuovi mercati ad est e tira corto: «Il made in Italy è oggi un marchio di eccellenza globale e l’Asia è un mercato di sbocco sempre più strategico per l’Italia, con la Cina che si conferma il suo principale alleato commerciale ma con grandi potenzialità anche per il Giappone e per l’India, uno dei paesi più interessanti in assoluto, con una popolazione molto giovane ed un crescente interesse dei consumatori ai trend europei».
A chiudere l’evento il presidente del gruppo Editoriale Bresciana, Pierpaolo Camadini, che plaude non solo al tessuto delle piccole e medie imprese rappresentano, ma anche e soprattutto al ruolo che hanno svolto nel processo di ricostruzione del Paese («non a caso, quest’anno celebriamo gli 80 anni dalla nostra nascita», sintetizza) e che ancora svolgono come connettivo flessibile e come tale in grado di assecondare i cambiamenti epocali in essere. «Mutuare modelli virtuosi deve essere lo stimolo per tutti per migliorare e dare una proiezione di crescita sociale», conclude Camadini per il quale, al centro, deve rimanere un modello di connessione che consenta di fare comunità. Economica e non.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@Economia & Lavoro
Storie e notizie di aziende, startup, imprese, ma anche di lavoro e opportunità di impiego a Brescia e dintorni.