Da Vinci 4.0

«La Dad ci ha provati, ma la scuola resta una vera comunità»

Laura Bonomini, preside dell’istituto Tartaglia-Olivieri di Brescia, testimonia l'evoluzione dell'insegnamento durante la pandemia
Una classe del Tartaglia Olivieri di Brescia: studenti a lezione con la mascherina - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Una classe del Tartaglia Olivieri di Brescia: studenti a lezione con la mascherina - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Nel limbo scolastico che si protrae da ormai più di un anno, fatto di Didattica a distanza e istituti aperti e chiusi a intermittenza, i fari sono sempre puntati sugli studenti. L’attenzione verso di loro, che è doverosa, non dà però conto dell’intera galassia educativa, che è ben più complessa. A comporre il mosaico di una scuola ci sono infatti numerose altre figure - insegnanti, personale amministrativo, tecnico e ausiliario - che al pari degli alunni concorrono a far funzionare la grande macchina della formazione.

E proprio questa struttura organica sta cominciando a vacillare. «La distanza sta ora aumentando, in tutti i sensi e non unicamente perché le lezioni non si svolgono in presenza - conferma Laura Bonomini, dirigente scolastico dell’istituto tecnico e liceo artistico Tartaglia-Olivieri -. La scuola è un organismo complesso dove tutti si muovono in un orizzonte istituzionale e organizzativo. L’impossibilità di riunirsi fisicamente sta, dopo più di un anno, minando proprio questo fondamento».

Come stanno reagendo le varie componenti a questa situazione?
La risposta non è ovviamente univoca in nessuno dei gruppi del mondo scolastico. I ragazzi sono certamente stanchi e quelli più esposti alle difficoltà cominciano ora a pagare il prezzo della mancanza di contatto umano e rapporti con compagni di classe e docenti. Anche i professori sono sicuramente sottoposti ad una prova molto dura

Parliamo allora del corpo docente. Come si è comportato in questo anno di didattica digitale integrata?
Inizialmente lo sforzo di adeguarsi alle nuove strumentazioni tecnologiche è stato enorme ma, dopo qualche settimana di adattamento, le cose si sono incanalate nel migliore dei modi, anche perché il nostro istituto aveva già a disposizione una piattaforma, pur poco utilizzata. Il vero problema però è stato fin da subito un altro, cioè la necessità di rinnovare la didattica. Una lezione online non può essere la semplice replica di una lezione in classe: servono accorgimenti precisi. Bisogna sviluppare nuovi strumenti di coinvolgimento dei ragazzi, così come modi diversi di approcciarsi all’insegnamento.

E la risposta degli insegnanti a questo stimolo qual è stata?
Tanti docenti si sono rimboccati le maniche e hanno davvero cambiato il proprio modo di fare lezione, così come agli strumenti di valutazione. Tra gli aspetti positivi della Dad c’è infatti la possibilità di personalizzare molto i programmi. A fronte di uno sforzo diffuso, soprattutto tra i professori più giovani, ci sono però state anche difficoltà. Per i professionisti più esperti, che sono la maggioranza e non sempre hanno confidenza con i nuovi strumenti, riuscire a ripensare il loro modus operandi in funzione della didattica digitale integrata è stato complicato. Non deve perciò stupire il fatto che alcuni abbiano deciso di andare in pensione proprio in questo periodo: l’anno scorso i docenti ad andarsene sono stati una quindicina, altrettanti durante l’anno scolastico in corso.

È evidente che il prolungamento di questa condizione inizi a far sentire tutto il suo peso.
Sicuramente siamo in un momento di grande stanchezza, ma non per questo gli aspetti positivi e le opportunità per un ripensamento della didattica vengono meno. Innanzitutto voglio precisare che l’esperienza fisica del fare scuola è e rimarrà centrale nel processo educativo. Detto ciò, la Dad ha permesso di sviluppare modalità di coinvolgimento dei ragazzi che altrimenti, anche per scopi meramente organizzativi, sarebbero state impraticabili. Nei nostri istituti per esempio alcuni docenti hanno attivato dei corsi di approfondimento extra-curriculari in vari ambiti, dalla filosofia alla scrittura, con ottimi risultati in termini di adesione dei ragazzi. Esperienze di questa natura saranno sicuramente replicabili anche una volta terminato questo intenso periodo.

Tra queste, c’è la nostra scelta di partecipare a Da Vinci 4.0, il progetto che il Giornale di Brescia ha organizzato con The FabLab e Talent Garden per portare la digitalizzazione nelle scuole superiori bresciane, attraverso lezioni on demand di tecnologia e una sfida di progettazione finale. Il portale davinciquattropuntozero.it è uno strumento di didattica a tutti gli effetti. Rimango però ferma nell’affermare che la scuola è propriamente tale se vissuta concretamente e fisicamente da tutte le sue componenti, che dialogano fra loro sia dal punto di vista didattico sia da quello organizzativo e di vita di comunità.

 

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