Da Vinci 4.0

Da Vinci 4.0: verso la sfida finale dopo 5 mesi di progettazione

Entro il 2 maggio i team dovranno consegnare i loro lavori: giuria pronta per l’evento di chiusura
Gli strumenti hi-tech di The FabLab
Gli strumenti hi-tech di The FabLab
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Una maratona tecnologica lunga cinque mesi. E ancora dieci giorni per consegnare i progetti. La terza edizione del Da Vinci 4.0 si sta avviando verso il traguardo, che sarà celebrato con un grande evento in presenza.

Ai dettagli si sta ancora lavorando, anche se l’idea è organizzare una piccola fiera della scienza, nel corso della quale ciascun team potrà mostrare il suo prototipo alla giuria, che poi si riunirà per decretare i vincitori. Il termine entro il quale caricare i progetti sul portale www.davinciquattropuntozero.it è vicinissimo: le 23.59 di lunedì 2 maggio. Si concluderà così l’hackathon 2022, che negli ultimi 140 giorni ha visto sei scuole di Brescia e provincia mettersi alla prova con la tecnologia.

Com'è andata

Tutto era iniziato a metà novembre, con l’annuncio di una terza edizione «phygital» del Da Vinci 4.0, che avrebbe unito attività in presenza e online, per combinare il buono del digitale e delle attività nel mondo fisico. Alle lezioni in aula del fondatore di The FabLab Massimo Temporelli, da fine gennaio ai primi di febbraio, hanno quindi fatto da pendant quattro incontri via Zoom con Giulia De Martini e Matteo Villa, che da gennaio ad aprile hanno messo a disposizione dei ragazzi gli strumenti per utilizzare il metodo di progettazione del «design thinking»: «define», «ideate», «make» e «test».

Tra le tecnologie utilizzabili anche la stampa 3d
Tra le tecnologie utilizzabili anche la stampa 3d

La sfida 

Ma, prima ancora, la terza edizione del Da Vinci 4.0 proponeva una sfida più che mai attuale, «come la tecnologia può contribuire a ridurre l’impatto ambientale dell’uomo», che gli studenti avrebbero potuto affrontare seguendo due diversi approcci. Il primo, di carattere più tecnico, prevedeva la possibilità di creare il prototipo di un dispositivo hardware e/o software all’avanguardia, che generasse innovazione e avesse un impatto concreto sulle sfide e le opportunità legate alla sostenibilità ambientale.

Il secondo approccio, invece, faceva appello alla capacità dell’arte di sensibilizzare in modo efficace sull’urgenza e l’importanza delle tematiche più rilevanti, come appunto il cambiamento climatico. La sfida era quindi creare un’opera che fosse il prototipo di un dispositivo hardware e/o software che avesse un impatto di tipo estetico, emotivo ed artistico in grado di generare consapevolezza sul tema.

La fase formativa in questa edizione è tornata in presenza con Massimo Temporelli
La fase formativa in questa edizione è tornata in presenza con Massimo Temporelli

Numeri e squadre

Alla scadenza del 9 dicembre sei scuole si sono iscritte all’hackathon, quattro licei e due istituti tecnici: in tutto nove squadre, per un totale di 90 studenti. L’istituto tecnico Cerebotani di Lonato, che dopo il doppio podio della scorsa edizione, ha schierato ben tre squadre: «Tecno élite 2.0» guidata dal professor Paolo Rossi, «I will do the best I can» coordinati dal professor Giovanni Maria Fusco e «Sciurus» del professor Massimiliano Masetti. Ma anche l’istituto tecnico Primo Levi di Lumezzane, che invece si era aggiudicato la prima edizione, ha aderito con la squadra «Teknomech» guidata dai professori Edoardo Calabrese e Maurizio Maritato.

Tutti cittadini, invece, i licei: il Guido Carli con la squadra dei «Tuxedo Penguins», il Luzzago con i «Back to the Green», il Copernico, in lizza con il team «Copair» e il Don Bosco, che ha schierato due squadre, «Gli arditi 1» e «Gli arditi 2». Sono stati cinque mesi intensi, stimolanti, arricchenti. Non sono mancati i dubbi e i confronti, ma ora per gli studenti e i loro docenti è giunto il momento di stringere i denti per la volata finale. In palio la gloria, ricchi premi, ma soprattutto la possibilità concreta di poter fare la differenza nella sfida ambientale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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