Culturale prima ancora che industriale, la rivoluzione 4.0 parte dalle scuole

Francesca Roman
Massimo Temporelli ha incontrato gli studenti dell’istituto Brixia parlando di tecnologia
GDB Da Vinci 4.0 - Istituto Brixia
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Il cambiamento fa parte della specie umana, non è una questione di «credo» tecnologico. E tra vent’anni le tecnologie che oggi ci sembrano fantascientifiche saranno la normalità, proprio come accendere e spegnere una lampadina.

Il tour nelle scuole della quinta edizione del Da Vinci 4.0 prosegue all’istituto Brixia di via Fratelli Bronzetti in città (ospitato all’interno dell’istituto Euroscuola), settima scuola che quest’anno ha aderito al nostro progetto editoriale, creato in collaborazione con The FabLab e Talent Garden (il video-racconto dell’incontro andrà in onda stasera alle 20.05 su Teletutto sul canale 16 del digitale terrestre).

Lampadina

«Oggi non passiamo la nostra giornata a guardare una lampadina dicendo: che miracolo della scienza! - spiega agli studenti Massimo Temporelli, divulgatore scientifico e presidente di The FabLab -. Eppure c’è stato un momento della storia in cui c’erano delle persone che passavano i pomeriggi ad accendere a spegnere la luce.

Elettronica programmabile
Elettronica programmabile

Erano dei matti? No, erano solo i primi umani a vedere la luce elettrica, che sostituiva le candele o le luci a gas. Noi siamo nella stessa condizione umana, quella in cui una nuova tecnologia (in questo caso stampanti 3D, intelligenza artificiale, Iot…, ndr) ci appare straordinaria, ma vi assicuro che tra vent’anni ognuno di noi avrà in tasca un’assistente artificiale che ci prenoterà i biglietti, ci aggiornerà l’agenda, manderà l’e-mail al nostro posto e che a volte ci farà anche delle diagnosi mediche, e sarà assolutamente normale».

Scetticismo

Anche in passato gli scettici hanno fatto sentire con vigore la loro voce. Nei confronti delle fabbriche, delle locomotive, delle automobili, del cinema o della radio, con la paura che queste tecnologie togliessero umanità al lavoro e alla vita.

«Perché pensiamo - chiarisce Temporelli - che tutte le volte che arriva una tecnologia nuova, questa porti con sé un cambiamento deteriore e non migliorativo. Ciononostante non le abbiamo mai fermate, perché il cambiamento fa parte della nostra specie: E non è una questione di “credo nell’innovazione” o “credo nel digitale”: credo nell’umanità e l’umanità cambia da sempre, da quando l’uomo delle caverne ha costituito i villaggi e abbiamo cominciato a diventare agricoltori, allevatori, poi urbanizzati, operai, industriali, post-industriali, digitali, post-digitali».

Antropologica

È per questo che, più che parlare di rivoluzioni industriali, sarebbe corretto chiamarle rivoluzioni culturali e antropologiche. Perché ogni nuova tecnologia entra poi nella vita delle persone, cambiandola radicalmente. Basti pensare a come il frigorifero, la lavatrice e la lavastoviglie abbiano contribuito all’emancipazione femminile. «Questi elettrodomestici hanno liberato un sacco di tempo nella giornata delle donne - spiega Temporelli - e hanno portato le donne a emanciparsi. Quindi una tecnologia che è nata nei laboratori scientifici, in cui si studiavano l’elettromagnetismo e l’elettricità, ha finito per cambiare la struttura con cui pensiamo alla famiglia».

«Oggi - conclude il divulgatore scientifico - quasi tutte le famiglie hanno due lavoratori, madre e padre, e hanno figli maschi e femmine che pensano di studiare nello stesso modo. Nell’Ottocento questo era impensabile, perché è stata anche la tecnologia a renderlo possibile».

Hackathon

Le tecnologie della quarta rivoluzione industriale sono in mano ai giovani di oggi, e il Da Vinci 4.0 offre un’importante occasione di problem solving. Cosa significa? «Le tecnologie non sono qualcosa di fine a sé stesso - chiarisce Matteo Villa, learning specialist di The FabLab -, ma una serie di ingredienti che i ragazzi possono utilizzare per risolvere i problemi del presente». «La metodologia “interattiva” di Da Vinci 4.0 - aggiunge Villa - punta proprio a far dire ai ragazzi: “io posso”. Quindi il problem solving si allena anche instillando fiducia nei ragazzi: di fronte a un problema non bloccarsi, ma cercare una soluzione e possibilmente utilizzare le nuove possibilità offerte dalle tecnologie».

È così che anche gli studenti dell’Istituto Brixia dovranno affrontare l’hackathon di quest’anno, ripensando i «public spaces», gli spazi pubblici. «Sono spazi di incontro – chiarisce Villa -, che offrono tanti spunti per essere ripensati nel modo in cui offrono servizi, in cui promuovono le relazioni sociali, l’architettura di cui sono costruiti, come possono essere collegati al modo in cui consumano energia o rispetto alla sicurezza. Insomma, ci sono tante opportunità per i ragazzi di esplorare e di mettersi alla prova». Il Da Vinci 4.0 non è però solo una sfida fine a sé stessa, ma può trasformarsi in una vera e propria «vetrina» di talenti. È per questo che importanti realtà bresciane come Confindustria supportano l’iniziativa.

InnexHub

«Si parla di tecnologie nuove esordisce Cristina Zanini, responsabile dell’area Sviluppo d’Impresa, Europa e Innovazione di Confindustria Brescia e direttore generale di InnexHub -, e sembra che questo nuovo modo di lavorare, questi nuovi paradigmi che stanno avanzando, quasi andranno a sostituire l’uomo.

Paradossalmente invece, oggi cerchiamo persone che sappiano usare queste tecnologie, proprio a dimostrazione che la narrazione che sta dilagando sui media e che sta preoccupando la gran parte delle persone non è assolutamente vera». «Abbiamo bisogno di persone che sappiano usare in modo consapevole la tecnologia - ribadisce Zanini - per farla diventare un valido strumento a supporto del futuro».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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