L’arte contamina l’AI grazie al libro firmato dai ragazzi del Luzzago
I campioni in carica ricominciano da capo. Dopo il primo posto sul podio dello scorso anno, con il progetto dei droni cura-piante comandati dall’intelligenza artificiale, il liceo scientifico Luzzago di Brescia punta sulle nuove leve, coinvolgendo nell’hackathon tre studenti di prima dell’indirizzo quadriennale (il video-racconto è visibile in cover a questo contenuto).
«Cinque anni fa ci siamo avvicinati in punta dei piedi a questa esperienza – spiega il preside Giacomo Ferrari -, pensando che per un liceo fosse più complicato partecipare. Poi i nostri alunni sono cresciuti, fino appunto a vincere il concorso lo scorso anno. Ora quegli studenti si sono diplomati, e così abbiamo ricominciato con un gruppo giovane, un gruppo di studenti di prima, che ci auguriamo possano fare una bella figura in un percorso di questo genere». E prosegue il dirigente scolastico: «È sicuramente un’esperienza interessante misurarsi con i temi dell’innovazione e della sostenibilità: per i ragazzi è un’occasione di approcciare questi contenuti con la modalità laboratoriale, che certamente risulta più efficace».
Curiosità
«Ho deciso di partecipare a questo progetto – racconta Margherita -, perché mi incuriosiva, dato che l’argomento della sostenibilità energetica è attuale ma non troppo affrontato a scuola. Noi giovani siamo responsabili del nostro futuro e del futuro del nostro pianeta».
Molto sensibile al tema è anche Michele, che nella vita di tutti i giorni sta provando a spostarsi con biciclette o mezzi pubblici. I tre ragazzi, guidati dal professore di italiano Andrea Pasinetti, stanno lavorando a un progetto di comunicazione, sfruttando l’intelligenza artificiale. Anzi, interrogandola. «La nostra idea è realizzare un libro d’artista – illustra Marta – in collaborazione con l’artista bresciano Pietro Gardoni e con l’ausilio dell’AI, cercando delle soluzioni per risparmiare energia».
Stuzzicato dal progetto, il divulgatore scientifico e fondatore di The FabLab Massimo Temporelli ha coinvolto gli studenti in un esercizio di programmazione dell’intelligenza artificiale, stimolandoli a impostarla secondo delle esigenze specifiche di linguaggio, e a posizionarla in luoghi insoliti, proprio come potrebbe fare un artista.
«Questo è un progetto che mi piace – commenta Temporelli –. Secondo me l’idea di spostare l’attenzione dall’ingegneria, dalla funzionalità e dallo strumentalismo che l’intelligenza artificiale ci sta proponendo, interpretandola invece come una forma d’arte, potrebbe essere interessante». «Usare l’AI per generare arte lo fanno già in tanti– specifica il fisico -, mentre qui l’arte contamina la tecnologia, Poi vediamo dove arriverà, però mi stimola, sono già uscite dalle idee divertenti discutendo».

Temporelli è piacevolmente colpito dall’intraprendenza degli studenti del Luzzago. «Mi intriga vedere che dei ragazzi così giovani, di soli 14 anni –, prosegue il fondatore di The FabLab - incomincino a ragionare su arte, comunicazione, tecnologia, che è un ambito che potrebbe prendersi in carico l’Italia. Non siamo tra i leader tecnologici, purtroppo, ma magari tra coloro che sanno raccontare meglio questa trasformazione culturale sì, e partendo dalla scuola, potrebbe essere un bel percorso».
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