Al Cerebotani la lezione di Da Vinci 4.0 per «umanizzare» la tecnologia
Mescolare le competenze. Per diventare figure «orizzontali» che si muovono tra i saperi e che siano così in grado di progettare l’industria e la società del futuro.
È questo l’auspicio e il consiglio che Massimo Temporelli, fondatore di The FabLab, ha rivolto agli studenti dell’Istituto tecnico Cerebotani di Lonato, dove ha fatto tappa il tour divulgativo del Da Vinci 4.0. Qui è possibile rivedere la tappa al Gambara di Brescia.
Gli studenti del Cerebotani sono tra i veterani del nostro progetto e non hanno mai mancato un podio alle varie edizioni dell’hackathon che si sono susseguite negli anni. «Credo che faranno bene anche quest’anno - pronostica Temporelli -, perché si vede che sono preparati. Del resto, è inutile negarlo, questo concorso è nato per loro, per i ragazzi degli istituti tecnici».
Valore aggiunto
Qui non è necessario spiegare quali siano le nuove tecnologie della quarta rivoluzione industriale e a cosa servano nel concreto. L’incontro si svolge in un’aula che già da sola «grida» avanguardia tecnologica ad ogni angolo: è uno spazio di 250 metri quadri dove trovano posto un laboratorio Cad Cam, un’isola di lavoro attrezzata con macchina Cnc multifunzione a cinque assi, un nastro trasportatore a pallet, robot collaborativi programmati per diversi compiti, sistemi di visione, attrezzatura didattica per l’automazione, visori per la realtà virtuale, sensoristica di sicurezza, interfacce uomo-macchina, e molto altro.
«Il valore aggiunto che noi possiamo dare a questi studenti - chiarisce Temporelli - è l’umanizzazione della tecnologia. Può capitare che in questi indirizzi scolastici si guardi più alla funzionalità e meno al senso umano delle cose. Per questo è importante parlare di contaminazione di saperi, come avrebbe detto Leonardo Da Vinci, perché può portare valore alla loro vita professionale e non solo».
Le squadre
Gli studenti del Cereborani che quest’anno partecipano al Da Vinci sono una ventina, suddivisi in tre squadre. Che in origine rispecchiavano la ripartizione degli indirizzi Informatico, Elettronico e Meccanico di cui si compone l’offerta formativa dell’istituto gardesano, ma che dopo il suggerimento di Temporelli potrebbero optare per una contaminazione tra i diversi corsi di studio. I dieci ragazzi del team «In deep water» sono guidati dal professor Giovanni Fusco, docente di Tecnologie informatiche: «Crediamo che concorsi come questo siano uno stimolo per la creazione di una didattica diversa da quella tradizionale, centrata sempre più sull’esperienza pratica - commenta -, che porta i ragazzi a lavorare meglio e con più entusiasmo».
Ci sono poi le altre due squadre, i «Mechatronics 1.0» e i «Tecno Elite 3.0», coordinate dal professor Paolo Rossi, insegnate di Meccanica e Meccatronica: «Noi ci impegniamo sempre perché prendiamo questo hackathon come un momento di crescita per i nostri ragazzi - assicura -. Abbiamo già in programma degli investimenti in nuove dotazioni tecnologiche qui nel nostro istituto, e questo è un allenamento alle sfide digitali che ci attendono».
La riflessione
Mescolare non solo le competenze, ma anche le tecnologie. Perché se da un lato, come ribadito da Massimo Temporelli, nel mondo del lavoro servono sempre più figure multidisciplinari rispetto a quelle specialistiche (che comunque non scompariranno), dall’altro anche le soluzioni adottate e le innovazioni create devono essere il più possibile «contaminate».
Così come «contaminato», di fatto, è il progetto del Da Vinci 4.0, più volte definito phygital, a metà tra il digitale e il fisico. «Lo è almeno per due motivi - sottolinea Matteo Villa, learning specialist di The FabLab -. Innanzitutto per come noi ci rapportiamo ai ragazzi: andiamo nelle scuole e li incontriamo fisicamente, ma sfruttiamo anche canali multimediali e digitali, come la piattaforma online daviciquattropuntozero.it, dove carichiamo tutte le risorse che mettiamo a disposizione per gli studenti».
«Ma phygital - prosegue Villa -, è anche quello che chiediamo loro di sviluppare: mescolare i saperi, connettere i puntini, non accontentarsi di una singola tecnologia ma sfruttare tutte le possibilità a disposizione, mixandole tra di loro, per realizzare un prototipo che contribuisca a risolvere uno dei problemi legati alla scarsità di acqua, o produca una sensibilizzazione collettiva su questo tema». In una società complessa come quella attuale, cadono le barriere tra i saperi e le competenze, e i giovani saranno i primi a sviluppare questo nuovo approccio, rivoluzionario rispetto al passato.
Lo sa bene Confindustria Brescia, che supporta fattivamente il progetto Da Vinci 4.0 sin dalla prima edizione. «Confindustria, come portavoce dell’imprenditoria, esprime sempre di più la necessità di creare momenti di innovazione, anche in termini di sviluppo delle competenze dei ragazzi - conferma Cristina Zanini, responsabile dell’area Sviluppo d’impresa, Europa e innovazione di Confindustria Brescia, nonchè direttore generale di InnexHub -. Abbiamo bisogno di innovazione, ma soprattutto di talenti dell’innovazione. Abbiamo bisogno che l’innovazione nasca e diventi un "must", che entri nel Dna sia del nostro tessuto aziendale sia soprattutto nei nostri ragazzi, i nostri futuri collaboratori, responsabili e manager».
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