«Yara», la storia di uno degli omicidi più efferati diventa film
La storia di Yara diventa un film, al cinema da oggi per tre giorni. Il regista è uno di quelli che ha fatto la storia del cinema italiano, autore tra gli altri de «La meglio gioventù». La vicenda è quella di uno degli omicidi più efferati degli ultimi quindici anni, che ha scosso l'Italia intera: è il caso di Yara Gambarisio, la 13enne ginnasta scomparsa nel nulla a Brembate di Sopra, nella Bergamasca, nel 2010, ritrovata senza vita tre mesi dopo e per il cui omicidio è stato condannato all'ergastolo in via definitiva Massimo Giuseppe Bossetti. Si intitola «Yara» il film con la regia di Marco Tullio Giordana che vede Isabella Ragonese e Alessio Boni nel cast.
In sala per tre giorni dal 18 al 20 ottobre per poi andare su Netflix il 5 novembre, il film ricostruisce la vicenda a lungo misteriosa e l'indagine complessa dalla quale emerse il colpevole dopo aver esaminato il dna di tutta la popolazione. «Io interpreto un comandante dei carabinieri, mentre Isabella Ragonese è il pubblico ministero Letizia Ruggeri. In sostanza è un film sull'indagine. Non è facile entrare in una vicenda di cronaca così vicina, così drammatica, che ci ha coinvolti tutti», ha raccontato Boni.
La trama
Il regista dei «Cento Passi» e della «Meglio Gioventù» ripercorre cronologicamente la vicenda, restituendo l'angoscia per la scomparsa della giovane scomparsa nel pomeriggio dopo essersi allenata a 700 metri da casa, nel centro sportivo del suo paese in ginnastica ritmica che tanto la appassionava. L'appello dei genitori e un'ansia che diventa dell'Italia intera. Poi il ritrovamento, in modo del tutto casuale esattamente tre mesi dopo la scomparsa, il 26 febbraio 2011, da un aeromodellista in un campo aperto a Chignolo d'Isola, distante circa 10 chilometri da Brembate di Sopra.
Vengono rilevati numerosi colpi di spranga sul corpo, un trauma cranico, una profonda ferita al collo e almeno sei ferite da arma da taglio sul corpo che non ha segni di violenza sessuale. Il pubblico ministero Letizia Ruggeri ha solo un esile indizio: tracce di Dna che non servono a molto senza un database con cui metterle a confronto. Dopo una iniziale falsa pista, il pm interpretato dalla Ragonese vara la più grande e costosa indagine genetica mai fatta in Europa: un vero e proprio screening di massa per raccogliere migliaia e migliaia di campioni da cui estrarre il Dna.Il dna di Ignoto 1
L'unico elemento sicuro era il Dna dell'assassino, denominato Ignoto 1, ritrovato sugli indumenti della vittima da confrontare ora con le migliaia di campioni. Si arrivò quindi ad una famiglia, ad un ceppo e a un uomo, Giuseppe Guerinoni, conducente di autobus di Gorno, morto nel 1999, identificato come il padre di Ignoto 1. Una indiscrezione portò ad una donna che forse aveva avuto una relazione extraconiugale con l'uomo dalla quale, il 28 ottobre del 1970, erano nati due gemelli, un maschio e una femmina. E sul primo si concentrarono gli inquirenti.
Il 16 giugno 2014 finì in carcere Massimo Giuseppe Bossetti, 44 anni, muratore di Mapello, sposato e padre di tre figli, incensurato. Il suo codice genetico risultava sovrapponibile a quello di Ignoto 1. Condannato all'ergastolo nei tre gradi di giudizio, non ha mai smesso di proclamarsi innocente. Thomas Trabacchi è il maresciallo. Sandra Toffolatti e Mario Pirrello sono i genitori di Yara. A prestare il volto a Massimo Bossetti è Roberto Zibetti, mentre Yara è interpretata dalla giovane Chiara Bono. Il film, prodotto da Pietro Valsecchi, RTI e Netflix è scritto da Graziano Diana.
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