Cultura

Vergassola: «Le Cinque Terre, gioielli a cui manca il mostro di Loch Ness»

Il celebre umorista presenterà il libro di fiabe venerdì 19, alle 21, a Borno
Dario Vergassola - © www.giornaledibrescia.it
Dario Vergassola - © www.giornaledibrescia.it
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Girini albini opposti a cattivoni che contaminano gli stagni, polpi folgorati da bellezze estere e totani fatalmente innamorati del sole, acciughe che si interrogano sul posto che occupano nella catena alimentare, sirenette tuffatrici per mancanza di voce. C’è un mondo alla rovescia - in cui gli abitanti del mare parlano e si lamentano degli uomini - nelle piacevolissime fiabe che Dario Vergassola ha scritto (con le illustrazioni di Mattia Simeoni), dedicandole «a quelli che fanno diventare vere le storie finte e non il contrario».

Il celebre umorista presenterà il libro che le racchiude, «Storie vere di un mondo immaginario. Cinque racconti delle Cinque Terre» (Edizioni Baldini + Castoldi, 128 pagine, 17 euro), domani, venerdì 19, alle 21, a Borno, in piazza Giovanni Paolo II (o, in caso di maltempo, al Pattinaggio Comunale; l’ingresso è libero). È uno degli appuntamenti all’insegna del buonumore del ricco palinsesto dello Shomano 2022, anche se Vergassola - che sulla pagina conserva intatta la vena ironica e dissacrante che è marchio certificato della casa - punta a far riflettere, eccome (!), in sottotesto.

Abbiamo intervistato il comico, che salirà sul palco camuno con la chitarra, per andare oltre il monologo e il reading.

Vergassola: racconti su voglia di vivere e diversità eccezionali, alcuni con una morale, altri in cui è comunque bello perdersi, con ambientazione nelle (magnifiche) Cinque Terre della Riviera di Levante. Come nascono?

Cercavo un abito narrativo per le Cinque Terre. Che sono gioielli a cui manca il mostro di Loch Ness, difetta l’elemento eclatante che solletichi l’immaginario (anche se vi è ambientato il cartoon «Luca», diretto nel 2021 dal genovese Enrico Casarosa per la Pixar, ndr). Ho pensato a cinque storie, una ciascuna per Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso.

Cosa rappresentano le Cinque Terre, per uno spezzino come lei?

Oggi soprattutto turismo, con quasi due milioni di visitatori all’anno. Fino a quando sono rimaste poco esplorate, per noi che già le amavamo erano un bellissimo sfogo. Con la crisi economica e industriale vissuta dalla nostra provincia e la contestuale esplosione sul versante turistico, si sono trasformate in àncora di salvezza, il modo in cui la gente del posto ha potuto diventare padrona del proprio destino semplicemente avendo a disposizione due stanze per farci un b&b. Il mio legame con il luogo, poi, è diretto: mio padre era di Corniglia, io ho casa a Manarola.

Il libro ha un epilogo più esplicitamente ecologista...

Funge da cornice. Mi è stato suggerito da Luc Jacquet (autore cinematografico, premio Oscar per «La marcia dei pinguini», ndr), che ha curato la regia di uno spettacolo ispirato ai racconti. In effetti Jacquet, folgorato dalla lettura, ha argomentato: «I racconti di Dario mi hanno ispirato, hanno la profondità e l’inventiva di Pinocchio, poesia e meraviglia. Le sue chimere di uomini-polpo e di sirene sanno risvegliare il bambino che è in noi».

Incassato l’endorsement, a che pubblico si rivolge?

A tutti. Ma il libro funziona bene nelle scuole: i ragazzi lo leggono e ci trovano cose di cui non mi sono nemmeno accorto, come i riferimenti alla diversità, alla disabilità e altro ancora.

Parlando di salute del pianeta, come siamo messi? 

pensarci, a me che sono ipocondriaco viene l’ansia. Ora, in Italia guardiamo al nostro orticello, che non è affatto male; ma dopo il Covid, la siccità, il vaiolo delle scimmie, valanghe e smottamenti, le cavallette e calamità assortite ci dicono che non siamo messi bene. Se poi da queste parti c’è chi lava lo yacht con l’acqua dolce, significa che non ci sono più nemmeno criteri condivisi, punti di riferimento. Bisognerebbe resettare, e a quello dovrebbe pensare la politica: ma come si fa, se i politici sono peggio di chi rappresentano...Non è questione di essere ecologisti: ma almeno una differenziata come si deve, vogliamo farla?!!

Al cinema non la vediamo da un po’. Perché?

Il fatto è che non mi hanno ancora scoperto. Il cinema italiano non mi piace (ride, ndr): faccio lo snob dicendolo, ma in realtà è perché non ci sono io!

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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