Cultura

Vandelli e gli Equipe 84: «Negli anni ’70 noi trasgressivi come i Måneskin»

Il frontman ricorda i tempi d’oro del gruppo e l’amicizia con Battisti: il 6 gennaio sarà in concerto a Corte Franca
Maurizio Vandelli: il prossimo 6 gennaio sarà in concerto a Corte Franca - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
Maurizio Vandelli: il prossimo 6 gennaio sarà in concerto a Corte Franca - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Nell’ambiente musicale ci è rimasto anche quando si attenuarono le luci della ribalta, senz’altro abbaglianti nella seconda metà degli Anni 60. Una passione tenace ha portato Maurizio Vandelli - sublime voce dell’Equipe 84 - a fare anche il produttore, salvo poi vivere da protagonista assoluto il revival di fine Anni 80 e dei 90, e non smettere più di attirare pubblico.

Tra pochi giorni si potrà applaudirlo in provincia, all’Auditorium di Corte Franca: appuntamento il 6 gennaio alle 21 (in piazza Cattaneo; biglietti da 22 a 27 euro in prevendita online da Eventi Macramè o su Vivaticket; info su www.eventimacrame.it o al numero 346-0902200). Sul palco franciacortino, l’artista modenese sarà accompagnato dalla sua band e attingerà dal vasto repertorio dell’Equipe 84 e da quello di Lucio Battisti, con cui ha collaborato a lungo.

Maurizio, l’ultimo disco pubblicato (nel 2022) è «Emozioni garantite», doppio cd con le canzoni di Battisti a cui lei stesso ha partecipato in studio d’incisione…

«Eravamo amici, quando gli mancava un chitarrista mi chiamava e viceversa, se serviva la sua voce. Conservo un nastro con noi due che cantiamo «Vendo casa», che accantonammo, e che poi fu un successo dei Dik Dik».

Il doppio disco è corredato da un libro divertente, curato dal giornalista Massimo Cotto, con episodi della sua vita...

«Una biografia vera e propria avevo cominciato a scriverla anni fa, ma con 500 pagine non ero neanche a metà, e non mi sembrava il caso di fare concorrenza alla Divina Commedia! Anche perché non ho mai sopportato libri di colleghi che sono elenchi di date e premi. Non voglio che la gente si annoi né ai concerti né leggendomi, per cui ho raccolto una cinquantina di aneddoti: due o tre sono commoventi, ma il resto fanno morir dal ridere, sono le cose divertenti (gaffes comprese) che mi sono capitate in carriera».

Sul versante del look eravate decisamente trasgressivi, per l’epoca. Questo atteggiamento vi ha precluso qualche traguardo?

«A livello di costume, o noi eravamo i Måneskin di allora, o i Måneskin sono l’Equipe 84 di oggi... È capitato pure che camionisti che incrociavamo ci tirassero le pietre, ma non credo che ci siano state preclusioni: le reazioni ci hanno aiutato a capire chi era giusto e chi ingiusto, cosa che impari con l’esperienza».

Come per molti gruppi in auge negli anni Sessanta, i Settanta furono fatali anche per l’Equipe 84…

«Non per voler essere per forza diverso dagli altri (anche se lo sono) ma nel mio caso è successo il contrario di ciò che avviene in genere nelle band, dove a un certo punto il cantante solista pensa “la voce è la mia, l’immagine è la mia”, per cui coglie l’occasione e se ne va. Io non ci pensavo proprio, ma poi capita che uno prende e se ne va in India, un altro me lo mettono in galera… qualcosa dovevo fare».

Qual è la canzone dell’Equipe a cui è più affezionato?

«Sono quelle che si suonano di meno. Io ho una predilezione per “Sei già di un altro”, difficilissima sul piano vocale, quasi impossibile da fare nei live. Ma è proprio per la vocalità, oltre che per il testo singolare, che continua a piacermi».

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