Cultura

Un «Virgilio» stampato a Brescia nel 1485 nei tesori di Kiev

Giancarlo Petrella ha preparato lezione sui preziosi incunaboli ucraini che la guerra rischia di far scomparire
Un incunabolo stampato a Brescia, in questo caso la Divina Commedia di Dante
Un incunabolo stampato a Brescia, in questo caso la Divina Commedia di Dante
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In quest’ora livida per l’Europa, la speranza si alimenta anche con piccoli gesti e la fiducia in radicati valori, come la bellezza consolatoria della cultura. Ne è convinto Giancarlo Petrella, bresciano d’adozione dopo aver insegnato in Cattolica, ora Ordinario di Storia e Conservazione del patrimonio librario alla Federico II di Napoli (insegnamento che ha due sole cattedre in tutta Europa, nel capoluogo campano e ad Oxford), apprezzato collaboratore del nostro Giornale.

«Ragionando con i colleghi su cosa potessimo fare - racconta Petrella -, si è pensato di preparare una lezione aperta sul patrimonio degli incunaboli ucraini, ovvero i più antichi libri a stampa prodotti nel Quattrocento. Questo corre o meglio sta già correndo il rischio, quotidiano, di scomparire. Farlo conoscere, censirlo per quel che si può diventa fondamentale per non perdere traccia di questi volumi preziosi per la loro rarità, ma anche per il mondo di valori che incarnano».

Conversando con il docente universitario, riemergono spezzoni di immagini che avremmo voluto relegate al passato, come le distruzioni del patrimonio artistico durante la Seconda guerra mondiale.

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«In un momento in cui muoiono donne e bambini - sottolinea Petrella - ognuno deve dare il suo contributo per quel che sa fare. Mi ha molto colpito l’immagine del Cristo di Leopoli, che mi ha evocato, a sua volta, un’altra tragedia epocale come l’alluvione di Firenze, con tante persone impegnate a strappare opere d’arte e libri alla furia di guerra nel primo caso, ed elementi naturali scatenati nel secondo».

Sono 250 circa gli incunaboli delle biblioteche ucraine, ripartiti tra Leopoli, Odessa, Kiev e Karkiv, città duramente colpita in cui, forse, parte di questo patrimonio è andato distrutto. Sovviene come storie di casa nostra si siano mescolate a quelle dell’Ucraina nei secoli: Odessa, la perla del Mar Nero fu fondata da un ammiraglio napoletano; fino ad inizio secolo scorso fioriva una comunità italiana in Crimea ed originario di Kiev era Giorgio Scerbanenco, tra i padri del Giallo in Italia. C’è un po’ di casa nostra anche nel tesoro degli incunaboli ucraini: volumi italiani e in particolare un raro, sembra unico (afferma il prof. Petrella), esemplare dell’edizione bresciana del 1485 delle opere di Virgilio conservata alla Biblioteca Nazionale di Kiev.

Che storia ci raccontano questi incunaboli? «Di un’Ucraina crocevia tra mondo slavo e latino - conclude Petrella -, in cui arrivavano libri da tutta Europa. La dimostrazione che l’unificazione europea prima dell’Euro era stata fatta anche dall’Umanesimo e dal Rinascimento, veicolo di quei valori in cui la nostra civiltà è cresciuta nei secoli successivi».

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