Cultura

Un po' di tutto per un concerto bello... al Dente

Tutto esaurito alla Latteria per il live del cantautore, che ha proposto un sostanzioso compendio dei suoi brani più noti
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Più di un concerto, poco meno di uno show. Il Dente che non ti aspetti arremba il palco di una Latteria Molloy, ancora una volta sold out, con la verve di un mattatore. Il folletto di Fidenza appare in forma smagliante nel format confezionato per questo «Gran Band Epilogo Tour», che è sostanzioso compendio dei suoi lavori.
Ad aprire la serie «La Presunta Santità Di Irene», dichiarato escamotage per sfogare senza indugi la corposa sezione di fiati, che lo accompagna sul palco. Il «Pensiero associativo» di Dente introduce le inaspettate devianze jazzistiche che ricorrono nella lunga scaletta.
 
«C’è stato un ammutinamento, ma va tutto bene», introduce smaliziato il pirata, al secolo Giuseppe Peveri. «Chiuso dall’interno», titletrack del recente ep, scatena i cori del pubblico. 
 
«Questo è il momento in cui dovevo fermarmi per far due chiacchiere, ma l’ho già fatto prima. Comunque, adesso lo rifaccio». Promessa che non gli riuscirà difficile mantenere. Ecco allora che «A me piace lei» è rivolta a una spettatrice di loggione con la gonna troppo corta. O forse no. Dente stuzzica il pubblico e lo rintuzza con spudorate bugie. Annuncia un pezzo un po’ rock, ma attacca la «Canzone Pop». 
 
Poi si interrompe: «Quanto è bello questo nuovo arrangiamento?», con doveroso ringraziamento a Enrico Gabrielli. Sull’amatissima «Buon Appetito» perde l’occasione del gustoso fuori programma, deludendo chi auspicava una comparsata sul palco del «Sindaco» Fabio Dondelli, protagonista di un magistrale opening act. La cover dei Diaframma «Verde» è spunto per rammentare un precedente passaggio a Brescia, nel 2008 con Federico Fiumani.
 
Il tempo corre e Dente aspetta che il suo cuore faccia boom. Il pubblico canta con lui, che si appresta ad apparecchiare «La Cena di Addio», coronata da un bicchiere di integratore. Che dopo un’ora e mezzo di concerto è quasi necessità. È già ora dei bis in scala cromatica strumentale. «Baby Building» è un dialogo a due, che non prepara a «Quel Mazzolino» in versione rock’n’roll. Tornano i fiati, ad arricchire «Beato me, un principe che non è né figlio della regina né figlio del re». A dispetto dei suoi natali il pirata, in Latteria, si è guadagnato lo scettro. E «Vieni a Vivere» è l’acclamata appendice che sigilla l’investitura.
 
Ilaria Rossi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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