Cultura

Un caldo abbraccio prima dell'inverno: è l'estate di san Martino

Dall'11 novembre, per «tre giorni e un pochino», il clima mite accompagna il vino novello, le castagne e i traslochi
I colori dell'autunno nell'estate di san Martino
I colori dell'autunno nell'estate di san Martino
AA

Uno scorcio di tempo mite, alle porte dell’inverno. Come a dire: coraggio, saranno mesi difficili ma tornerà il sole. In questo 2020, assume un significato quasi poetico il ritorno dell’estate di san Martino, che si ricorda oggi e, come vuole il proverbio, «dura tre giorni e un pochino». L’11 novembre, infatti, è il giorno in cui - oltre a celebrare la vita del celebre santo - la saggezza popolare vuole che si manifesti a livello climatico una tre giorni di tepore, soleggiata e con temperature sopra la media.

Il nome ha origine proprio dalla leggenda religiosa legata al santo di Tours, che in un giorno di forte tempesta incontrò lungo la strada un viandante infreddolito e, mosso da pietà, rinunciò a metà del suo mantello da soldato per permettere allo sconosciuto di ripararsi. A quel punto, miracolosamente, la pioggia si fermò, si diradarono le nubi e spuntò un sole insolitamente caldo. Quella notte, il militare sognò Gesù, che gli svelò di essere lui il mendicante che aveva aiutato: da quel giorno Martino trovò la Fede, fu battezzato e diventò poi vescovo.

Secondo gli esperti di 3bmeteo, un riscontro «sorprendente» di questa tendenza climatica si evince anche analizzando la mappa climatologica europea, che dal 1948 al 2010 ha registrato in questi giorni dell’anno una moderata espansione dell'alta pressione delle Azzorre dalla Spagna verso l'Europa centrale, lasciando invece strade alle correnti perturbate fredde solo sull'Europa nordorientale.

Stando alla tradizione contadina, questi giorni particolarmente generosi sono quelli in cui si aprono le botti del vino novello, da sorseggiare accompagnate dalle prime castagne. Inoltre, è proprio oggi che porta bene rinnovare i contratti agricoli annuali, partecipare a fiere di bestiame e fare trasloco (che in dialetto bresciano si dice, appunto, «fà san Martì»). Non mancano i detti legati a questa giornata, legati perlopiù al mondo rurale: «A san Martino il grano va al mulino», «A san Martino ogni mosto è vino», «Chi vuol far buon vino, zappi e poti nei giorni di san Martino». La ricorrenza è molto sentita a Venezia e dintorni, dove viene preparato il tradizionale dolce di san Martino: con la pasta frolla viene modellata la forma del santo a cavallo con spada e mantello, guarnito con glassa di zucchero colorata.

Inoltre, il fenomeno e la magia dell’estate di san Martino è celebrata anche in diverse poesie, tra cui «San Martino» di Giosuè Carducci (1883), «Novembre» di Giovanni Pascoli (1891) e «Estate di san Martino» di Cesare Pavese (1943). C’è anche un romanzo, scritto dall’autore austriaco Adalbert Stifter, intitolato «L’estate di san Martino» (Der Nachsommer, 1857).

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato