Un angelo bresciano per la tomba di mamma Sgarbi
Un angelo dal volto di donna: è l'opera che lo scultore bresciano Giuseppe Bergomi ha realizzato per la tomba della mamma di Vittorio Sgarbi nel cimitero di Stienta, in provincia di Ferrara. La commissione è arrivata nei mesi scorsi da Elisabetta Sgarbi, sorella di Vittorio.
Il maestoso Angelo è una terracotta alta 2 metri e mezzo, «una porta ideale, un simbolo di luce e di vita» spiega l’artista che ha lavorato per alcuni mesi all’opera, cimentandosi con la difficoltà tecnica per la sua realizzazione. «Ho dovuto costruire un cavalletto speciale per sostenere la lastra e farla poi cuocere alla fornace Curti di Milano che si è occupata anche di altre mie grandi opere in terracotta. Volevo un angelo dalla forte potenza espressiva, che ho trovato nella modella Ilaria».
Il volto di una donna reale: «Per lavorare - spiehga ancora Bergomi - ho bisogno di un rapporto diretto con un modello, che mi suggerisca emozioni, per la traslazione formale di una percezione visiva ed emotiva». Lo scultore prosegue nel racconto: «Quando vent’anni fa realizzai la mia prima opera religiosa, per la nascente pinacoteca d’arte sacra contemporanea di Loreto, affrontai l'opera in termini formali senza ritrovare quell’humus poetico che mi caratterizza. Nelle opere sacre successive, per la cappella dell’ospedale di Vimercate, o per la cattedrale di Noto, ho cercato di evitare quell’errore ricreando attraverso i modelli familiari di un’amica, di mia figlia e di mio genero quella dimensione di un’intimità che per me è la base necessaria per la realizzazione di un’opera».
L’angelo di Stienta è dedicato alla mamma di Sgarbi, la signora Caterina, che negli anni della lunga amicizia con il critico d’arte Bergomi ha avuto modo di conoscere e apprezzare: una donna intelligente, motore dell’affermazione di Vittorio ed Elisabetta nel mondo. «Vittorio Sgarbi curò la mia prima mostra a Cortina nel 1985 - ricorda Bergomi - e da allora abbiamo sempre avuto un rapporto molto intenso dal punto di vista artistico».
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