Cultura

Ughi, le note alte della memoria

«È più facile consegnare premi che riceverli». Queste le parole che il violinista Uto Ughi ha pronunciato a caldo ricevendo il Premio Arturo Benedetti Michelangeli promosso dalla Fondazione CAB (rappresentata dal presidente Alberto Folonari) svoltasi al Grande, nel concerto dell'Orchestra del Festival per le Vittime di Piazza Loggia.
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«È più facile consegnare premi che riceverli». Queste le parole che il violinista Uto Ughi ha pronunciato a caldo ricevendo il Premio Arturo Benedetti Michelangeli promosso dalla Fondazione CAB (rappresentata dal presidente Alberto Folonari) svoltasi al Grande, nel concerto dell'Orchestra del Festival per le Vittime di Piazza Loggia.

«Sono commosso - ha aggiunto il maestro Ughi - ed è per me una forte emozione incontrare su questo palco la signora Michelangeli. Anni fa, a Venezia, avevo creato un festival in cui grandi musicisti suonavano gratuitamente per il restauro di opere d'arte. In quelle serate si conferiva un premio e una volta scrissi al maestro Arturo Benedetti Michelangeli perché intendevo premiarlo. Mi rispose con una lettera gentilissima: disse che non poteva accettare il premio perché i premi si devono dare dopo la vita».

Un fiume in piena, Uto Ughi, in questa occasione che talvolta, negli scorsi anni, ha visto sul palcoscenico premiati assai più laconici. «Non sono così umile come il maestro Michelangeli e questo premio me lo prendo volentieri!», ha aggiunto con un tocco autoironico ma poi, fattosi più serio, ha precisato: «Michelangeli per me è stato un faro. C'è una bellissima poesia di Baudelaire che parla dei fari dell'umanità, dei personaggi luminosi. Ecco, Michelangeli aveva dell'arte una concezione sacrale: dev'essere il musicista al servizio dell'arte, mai viceversa». E ancora: «Ecco perché è difficile ricevere un premio: è un momento di autoanalisi, ci si chiede se è un premio meritato, se si è rimasti fedeli agli ideali più alti. Il mio maestro, George Enescu, mi ripeteva: interpreta un brano col massimo impegno, non importa se ti trovi a suonare davanti a tremila persone, o solo a tre». Temi elevati e parole toccanti, che strappano l'applauso di un teatro gremito (un applauso speciale è stato rivolto anche al maestro Agostino Orizio, seduto in un palco). È poi intervenuta la signora Giuliana Benedetti Michelangeli per aggiungere con fermezza: «Oggi si suona molto, ma di musica se ne fa poca». Insomma, più quantità che qualità.

Tuttavia, il maestro Ughi, interpretando il Concerto per violino e orchestra di Beethoven, certo uno dei suoi capolavori prediletti, ha dato ancora una volta un saggio di musica «vera», quella che tocca le corde più profonde dell'animo, che s'imprime nella memoria dell'ascoltatore, che non si lascia descrivere dalle parole.
Ed è stato un concerto speciale per tanti motivi, a cominciare dalla finalità commemorativa delle Vittime di Piazza della Loggia per la quale il maestro Pier Carlo Orizio ha scelto un programma di forte commozione, con il Preludio dal terzo atto della Traviata di Verdi e la Sinfonia Incompiuta di Schubert.

Numerosi gli interventi coordinati dalla brava presentatrice Luisa Pedretti (in diretta su Teletutto), dal presidente della Casa della Memoria, Manlio Milani, al sindaco Adriano Paroli, che hanno ricordato il messaggio inviato dal presidente Napolitano a 37 anni dalla strage, con riferimento al valore della ricerca della verità e alla necessità di trasferire la memoria alle giovani generazioni.
Marco Bizzarini

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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