Tre pezzi bresciani (più due) da ascoltare mentre arriva l'estate
Ok, magari c’è chi storce il naso per l’hype (eccitazione, interesse alto, al limite del modaiolo) cresciuto e crescente attorno a questi nomi, ma è indubbio che in questo momento ci sia un drappello di artisti con radici bresciane che si sta guadagnando con merito il proprio posto al sole nella scena nazionale. E i loro pezzi sono perfetti per accompagnare queste settimane che ci portano all’estate. Ne abbiamo scelti tre (più due), con un’avvertenza: i brani che si ascoltano adesso in radio sono solo la punta dell’iceberg, i musicisti in questione hanno tutti un passato da esplorare.
Partiamo da Coma Cose, la forma musicale con cui l’artista un tempo conosciuto come Edipo, all’anagrafe il bresciano Fausto Zanardelli, ha messo la freccia ed è uscito dal sottobosco. Il duo, che ha base a Milano, è completato da Francesca, che viene da Pordenone. Tra rap e ritmi assassini, si riconosce la scrittura impareggiabile di Edipo, già unica quando ancora cantava «Tu non capisci un pazzo». In «Post Concerto» non sbagliano una virgola, un beat, niente.
Poi c’è Joan Thiele (altrimenti detta Alessandra), uscita dal bozzolo cantautorale (anche grazie agli Etna, che la supportano) per immergersi in un synth pop con molto groove, altrettanto stile e produzioni millimetriche. Dopo «Armenia», che ci aveva fatto impazzire l’anno scorso, è arrivato «Polite» per fare ancora un salto in avanti. Madre italiana, padre svizzero-colombiano, un’infanzia sul Garda e poi ancora trasmigrazioni sull’asse Londra-Milano: del gruppetto è la più internazionale, e si sente.
Come Joan Thiele, anche il bresciano Frah Quintale (Francesco Servidei) ha suonato all’ultimo concertone del Primo Maggio. Nella parodia della superband ipotetica formata da Tommaso Paradiso (Thegiornalisti), Calcutta e Coez si è guadagnato una citazione: «Ma chi è Frah Quintale». Lui, dopo gli esordi con i Fratelli Quintale, sta rispondendo alla domanda nel migliore dei modi che conosce: col suo flow indolente che ti resta attaccato alla testa, come dimostra il disco «Regardez Moi» e pure l'ultima collaborazione con Bassi Maestro (boom!).
E infine, Bruno Belissimo, che ha appena presentato il nuovo disco «Ghetto Falsetto» alla Latteria Molloy (anche gli altri tre, in effetti, sono passati dal locale di via Ducos, sarà un caso?). Si definisce produttore italo-canadese, ma sarebbe un peccato dimenticare il suo passato nei Low Frequency Club. In ogni caso, con l’ultima prova ha affinato ancora di più il proprio mondo musicale, con una missione bene in testa: farci ballare. Ascoltare «Tempi moderni» per credere.
Ah, siccome siamo cresciuti negli anni Novanta e ci piacciono le ghost track in fondo ai cd, mettiamo come outsider in questa speciale classifica non classifica anche Auroro Borealo, un outsider sempre in viaggio autostradale tra Milano e Brescia, che alla Latteria ancora non c'è stato (sarà un caso?). Ispirato a una bellissima scritta apparsa anni fa nei paraggi di piazzale Arnaldo, «Trentenni pelati» è il singolo giusto da ascoltare mentre si gioca a biliardino in una spiaggia. Artificiale, possibilmente, con vista tangenziale (qui c'è il video: attenzione, però, contiene parolacce).
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