Traffico, Santa Giulia e Casinò di Gardone: dall’11 gennaio Biesse è in edicola
Il tema dei parcheggi e del traffico nel centro storico di Brescia; la rinascita del complesso di San Salvatore e Santa Giulia, da convento a caserma e infine a museo; la vicenda del Casinò di Gardone Riviera, in attesa di recupero e destinazione definitiva. Sono tre nodi affrontati in prospettiva storica nel nuovo numero di Biesse, il periodico bimestrale edito da Fondazione Negri e dedicato alla storia della provincia bresciana, in edicola da sabato 11 gennaio con il Giornale di Brescia a 8 euro più il prezzo del quotidiano.
Spunti scelti non a caso, come sottolineano nell’editoriale di apertura l’editore Mauro Negri e il direttore Marcello Zane: «Il ventiseiesimo numero di Biesse – scrivono – pone il lettore di fronte ad una riflessione che, di fatto, non è altro che il cuore del fare storia. Ovvero: raccontare del passato, di errori e traguardi, modifiche e continuità, può servire alla comprensione dell’oggi?».
Sguardo al passato
Così, le immagini delle piazze e delle vie cittadine letteralmente invase di veicoli, ravvivano la memoria di molti, ma soprattutto consentono di aggiungere un prezioso tassello alla riflessione in atto sulla revisione del trasporto urbano, nel momento in cui si ragiona di tram e di nuove zone a traffico limitato.
Così come la storia dei vecchi usi di Santa Giulia (da convento a caserma, poi a sede dell’Opera nazionale Balilla, infine gradualmente conquistata a sede museale) parla di una transizione dell’intera città da «capitale del tondino» ricca e ignorante, a centro di attrazione turistica lungo un percorso ancora da implementare.
E che dire del Casinò di Gardone Riviera, per il quale si intravede un futuro di recupero in chiave enogastronomica?
Provincia attiva
Ma gli spunti sono, come sempre, anche altri. La storia delle cantine Soldo nate nel 1938 a Chiari parla di una vocazione vinicola industriale, oltre che agricola, con lo sviluppo di cantine di produzione destinata al consumo di famiglie e ristoranti (già con i Folonari e i Bricchetti). Tocca invece Montichiari e Rovato la storia e la tradizione (fin dall’epoca longobarda!) del commercio del bestiame nella nostra Bassa.
Poi i laghi: sul Sebino si racconta lo sviluppo di Peschiera Maraglio a Montisola, centro di pesca, ma pure di coltivazione dell’olivo e di fabbricazione delle reti; sul Garda la vocazione turistica di Punta San Vigilio, sulla sponda veronese, meta tra Ottocento e il primo Novecento di visitatori illustri come Napoleone, Maria Luigia di Parma, il re di Napoli, lo zar Alessandro II di Russia, Churchill e i reali d’Inghilterra, fino agli attori Lawrence Olivier e Vivien Leigh.
Ma torniamo all’operosità bresciana, che dopo la seconda guerra mondiale approfitta della disponibilità di camion militari lasciati in eredità all’Italia dagli alleati per dotarsi, tramite l’Arar (Azienda Rilievo Alienazione Residuati) di una flotta su ruote per la ripartenza delle attività. O dell’impianto minerario di Graticelle di Bovegno, aperto dagli inglesi a fine Ottocento, poi passato ad altre società e attivo fino al 1998 prima di vedere riconvertite le sue gallerie alla stagionatura dei formaggi. O ancora, il distretto del giocattolo bresciano, tra Canneto sull’Oglio (Furga) e Pavone Mella (Migliorati).
Ancora storia e arte, esplorando, sempre grazie alle fotografie dell’archivio Negri, gli spazi della villa cinquecentesca in località Torricella a Brescia, abitazione nobiliare e dal 1940 casa della congregazione delle Ancelle della Carità. O ammirando l’opera dello scultore Domenico Lusetti, che a cavallo del secondo conflitto mondiale (fu anche internato militare) esorcizzò nella bellezza tensioni e sofferenze.
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