Cultura

Tra Mondiali e gare in Vespa: «I ragazzi dell’82» in libreria

La scrittrice Alessia Tagliabue di Gardone, 18 anni, narra le vicende di tre adolescenti a Rimini in quella magica estate
Alessia Tagliabue ha 18 anni e vive a Gardone Valtrompia
Alessia Tagliabue ha 18 anni e vive a Gardone Valtrompia
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Rossi, Tardelli, Altobelli. E poi Breitner, nel vano tentativo di fermare quella cavalcata indimenticabile nella notte magica del Bernabeu. Era l’11 luglio 1982, sugli spalti veniva inquadrato presidente Pertini e l’Italia aveva appena vinto il suo terzo mondiale di calcio contro le macchine da guerra della Germania dell’Ovest.

È proprio sullo sfondo di quel mondiale, icona indelebile di una nazione intera, che si sviluppa il nuovo romanzo della diciottenne scrittrice gardonese Alessia Tagliabue, «I ragazzi dell’82» (Arpeggio Libero, 128 p, 12 euro). Per la studentessa, al quinto anno del liceo scientifico di Gardone Valtrompia, si tratta della terza pubblicazione, dopo «Passione e ragione: le due metà di una regina di Francia», storia romanzata delle vicende di Maria Antonietta, e «Lacrime di memoria», storia d’amore ambientata nella Praga del 1943.

 

La copertina de «I ragazzi dell'82»
La copertina de «I ragazzi dell'82»

 

Per lei, classe 2001, anche l’ultima pubblicazione è da considerarsi storica. «All’epoca ero piccola ma ricordo il rigore di Grosso, i festeggiamenti tutta la notte, le bandiere esposte sui balconi: per me il mondiale per eccellenza era sempre stato quello del 2006. Ma quando ne parlavo con chi aveva assistito all’impresa dell’82 venivo subito smentita. Mio nonno definiva quella nazionale la squadra più bella del mondo, e con gli anni ho iniziato a volerne sapere di più».

Il romanzo si inserisce nelle vicende di tre adolescenti amici ed alleati, Sergio, Marco e Luigi, e sulla loro ricerca di se stessi sullo sfondo della Rimini romagnola invasa dai turisti. Sigarette, tornei di calcetto, gare in sella ad una Vespa Piaggio e quel mondiale nel quale eravamo più che sfavoriti guardato in spiaggia diventano i tasselli del cammino doloroso ed esaltante per diventare adulti, innamorarsi, trovare la propria strada perdendosi e ritrovandosi.

«È un romanzo sull’essere troppo giovani e sull’essere italiani, due tremende sfortune e due incredibili fortune allo stesso tempo e forse un tentativo di capire meglio anche me stessa. È anche un omaggio allo sport più bello del mondo e a quella coppa che per la mia generazione è un racconto iconico e lontano di un periodo tormentato del Belpaese che, purtroppo, non si studia mai neppure a scuola».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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