Torna il Re Tarantola tra tabacco e amore
Tre anni fa, con «Il nostro amore sa di tabacco», aveva spiazzato la scena indipendente - bresciana e no - guadagnandosi l’etichetta di cantautore «sgangherato». E decisamente brillante. Manuel Bonzi, alias Il Re Tarantola, presenta adesso «Il nostro tabacco sa d’amore», secondo capitolo della saga, in uscita oggi per VolumeUP. Il progetto «si pone - spiega Manuel - sia in continuità che in discontinuità con ciò che ho fatto prima. Provo a mantenere un segno distintivo e allo stesso tempo ad evolvermi». Stasera, alle 22,30 il Lio Bar di via Togni in città (ingresso gratuito) accoglierà Il Re, accompagnato alle percussioni da Sergio Alberti e Franco Bruna e con Emma Filtrino («al battito di mani tra una canzone e l’altra»), storica metà di un duo che si è ampliato a nuovi elementi.
Del Re Tarantola si è detto di tutto. C’è chi ritiene sia un pessimo musicista e chi un genio. La verità dove sta?
La mia presunta incapacità di suonare fa parte di ciò che voglio esprimere, cioè la bellezza delle imperfezioni e degli errori umani. Visto che la musica è suonata da persone, mi piace quella cosa che c’era fino agli anni Novanta, prima che arrivasse il digitale: il non trovare la perfezione a tutti i costi. Poi sinceramente non penso di essere incapace di suonare. Piuttosto manca volutamente una produzione: suono e registro tutto io a casa mia con tre microfoni ed un computer.
Ciò che genera dibattito è anche il contrasto fra il mood spensierato e la profondità dei testi...
Questo progetto si basa molto sulla sincerità. Quando suono sono felice quindi non mi sembra il caso di andare sul palco con la faccia sofferente. Ma questo non vuol dire che non sia in grado di scrivere testi impegnati. Anzi.
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