Tiromancino per pochi intimi, ma tante emozioni in piazza Loggia
Pochi intimi per i Tiromancino ai piedi della Loggia: c’erano forse 400 spettatori, ieri sera, per l’ultimo dei concerti legati alla festa della Mille Miglia. Ma la storica piazza trasmette comunque buone vibrazioni.
Così Federico Zampaglione e compagni - incassata con nonchalance la ridotta presenza di pubblico, tanto che il frontman ripete più volte: «Che posto meraviglioso!» - regalano un live corposo, con scenografia essenziale, che condensa in due ore tutte le hit di una carriera ultratrentennale.
La serata
In apertura era piaciuta anche la cantautrice Enula, lanciata da «Amici», che la band romana porta in tour dopo averne saggiato la bravura in fase di scrittura: l’artista milanese mette in fila un inedito, una cover e un suo pezzo già noto, ma soprattutto mostra una voce calibrata e un approccio entusiasta, «da innamorata della musica». Ripetendosi mezz’ora più tardi, quando Zampaglione la (ri)chiama al featuring di «Due rose» (composta insieme) e «L’odore del mare».
In avvio, i Tiromancino puntano su «Tra di noi», una canzone del 2016 in cui la voce morbida del leader assoluto si staglia nitida nell’atmosfera notturna. Poi le chitarre diventano più aggressive, acquistando sfumature rock con «Angoli di cielo» e «L’alba di domani», entrambe del 2007. Arriva «Un tempo piccolo», dedicata a Franco Califano che ne fu autore, anche se poi Zampaglione ne cambiò le parole per adattarla alla propria personalità, certo meno debordante e irregolare rispetto a quella del Califfo.
È già ora di classici, con un trittico di notevole impatto: prima «Per me è importante», quindi «I giorni migliori» (che curiosamente anticipa nel testo la felice intuizione delle «piccole cose» sublimata anni dopo da un altro cantautore romano, Niccolò Fabi), infine «La descrizione di un attimo», proposta con un arrangiamento piuttosto spiazzante, che ammicca al country.
Il pubblico
Dopo la parentesi con Enula, diventa protagonista la platea, che fa da coro in «Piccoli miracoli», batte il ritmo per «Dove tutto è a metà» e applaude fragorosamente «Immagini che lasciano il segno», struggente dichiarazione d’amore paterno di Zampa alla figlia Linda.
Le chitarre cedono la vetrina alle tastiere per l’intima «Finché ti va», ma è solo una concessione estemporanea, perché con la malinconica «Imparare dal vento» rialzano la testa, preludio a una sequenza ritmatissima e da ballare: tutti in piedi, allora, e qualcuno pure sotto il palco, per il rap-pop «Molo 4», per «Vento del Sud», per «Amore impossibile».
È tempo di bis, che poggiano sulla leggerezza di «Noi casomai», sull’irresistibile pop latino di «Sale, amore e vento», sui sentimenti soffusi di «Liberi«, sul gran finale romantico di «Due destini».
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