Teatro Borsoni, la compagnia Metamorfosi porta in scena Testori
Per tre serate il teatro Borsoni in via Milano sarà la casa di Teatro19, della compagnia Metamorfosi e soprattutto di Giovanni Testori: si terrà infatti il 19, 20 e 21 novembre «Macbellum», pièce tratta dal «Macbetto» dello scrittore e drammaturgo scomparso nel 1993.
La particolarità – oltre che nella rarità della messa in scena (a quando risulta a Teatro19 questa è la terza rappresentazione nella storia) – sta nella compagnia che sarà sul palco: la Compagnia Laboratorio Metamorfosi – questo il nome completo – è composta da attrici e attori professionisti, ma soprattutto da utenti delle strutture sanitarie per la cura della salute mentale, oltre che da giovani studenti e studentesse universitari.
Inserito nella stagione inaugurale del nuovo teatro gestito dal Ctb, «Macbellum» sarà in scena per tre sere alle 20.30 (biglietti e info su www.centroteatralebresciano.it).
Abbiamo intervistato Francesca Mainetti, che si è occupata della regia e dell’adattamento.
Francesca, prima di tutto cosa significa il teatro Borsoni per voi che avete sempre abitato teatralmente via Milano?
Il Borsoni è stato costruito anche grazie al progetto «Oltre la Strada»: Teatro19 era uno dei partner culturali. Negli anni abbiamo organizzato tantissimo teatro partecipato nelle vie. Lo sentiamo molto nostro. Allo stesso tempo è come se ora, dopo aver lavorato nelle strade, entrassimo ospiti di una casa. L’intenzione del Comune è che con questa struttura si permei di teatro il quartiere: lo speriamo anche noi.
La compagnia ha una storia articolata...
Lo spettacolo è il livello più alto di un progetto la cui storia è iniziata nel 2015 con il progetto Metamorfosi. Abbiamo organizzato spettacoli e festival, che sono stati interrotti dal Covid e che hanno ripreso vita nel 2023 con il nuovo progetto Culture Care, sviluppato con Asst Spedali Civili di Brescia e finanziato da Fondazione Cariplo nell’ambito di Capitale della Cultura. Si tratta di un’operazione di coproduzione tra teatro, territorio e spazi di cura. Il teatro lavora insieme alle realtà sanitarie per intavolare un discorso fra teatro e salute mentale. All’interno del progetto abbiamo prodotto questo spettacolo tratto da Giovanni Testori e ora il Ctb, il nostro teatro stabile, ci ospita per la prima volta proponendoci alla città in quanto degni di stare su quel palco. Una bella sensazione.
Come sarà questo «Macbellum»?
Il testo del «Macbetto» di Testori, autore molto particolare, ha un linguaggio parecchio difficile. La sfida è alta anche perché si tratta di un testo crudo, non molto rappresentato in Italia. Di fatto è una rivisitazione del «Macbeth», riscritto con la presenza di un coro e parte della «Trilogia degli Scarozzanti». Ho riadattato la drammaturgia con il permesso di Casa Testori, dando più spazio proprio a questo coro, che narra come nella tragedia greca, ma che è anche una delle voci nella testa di Macbellum. Il tema è proprio la guerra dentro. Quando abbiamo iniziato a lavorarci era appena stata invasa l’Ucraina, ora c’è Gaza. La guerra, il male, è il centro della ricerca e della drammaturgia.
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