Cultura

Sul lago di Garda «Symbiosis» e «Ophelia», due spettacoli del coreografo bresciano Mattia Raggi

Torna a casa per le vacanze e regala due esibizioni alla cittadinanza: domenica 7 (Toscolano Maderno) e lunedì 8 agosto (Gargnano)
Mattia Raggi, ballerino e coreografo diplomato all'Accademia Nazionale di Danza - © www.giornaledibrescia.it
Mattia Raggi, ballerino e coreografo diplomato all'Accademia Nazionale di Danza - © www.giornaledibrescia.it
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Attualmente vive a Roma, la città dove si è diplomato all’Accademia Nazionale di Danza. Ma non riesce a stare troppo lontano dalla sua terra d’origine. Ecco perché ogni estate, da qualche anno a questa parte, Mattia Raggi torna sul lago di Garda, per regalare in primo luogo alla cittadinanza (anche se, ovviamente, la proposta è indirizzata pure ai numerosi turisti) i frutti della sua creatività.

Gli spettacoli

Lo fa anche in questo 2022, con due spettacoli di danza contemporanea scritti da lui: «Symbiosis» e «Ophelia». Spettacoli che verranno ospitati, rispettivamente, dall’ex Campo ippico di Maderno, domenica 7 agosto alle 21.15, e dalla piazza di Bogliaco a Gargnano, lunedì 8 agosto alla stessa ora. «Regalare», poi, va letto - per il pubblico - in senso letterale. L’ingresso, infatti, sarà libero (fino ad esaurimento posti) per entrambi gli eventi.

A parlarci del suo lavoro è lo stesso coreografo bresciano, raggiunto telefonicamente

Mattia Raggi: qual è il soggetto di «Symbiosis»?

Si tratta di uno spettacolo in quattro atti su testi poetici di Julián Corradini, recitati da Giacomo Bottoni e Adele Piras. Siamo partiti da una domanda: cosa accade quando due individui entrano in contatto ed intrecciano sguardi e corpi? Tra le due persone si crea un’energia condivisa, che peraltro è anche dissonanza. Dopodiché l’uno indaga l’energia dell’altro, anche in condivisione di movimento.

E di «Ophelia» cosa ci dice?

Vedo quest’opera un po’ come un Amleto 2.0, per indagare meglio la figura di Ofelia. Non abbiamo voluto ricostruire fedelmente il personaggio shakespeariano o la trama della tragedia, ma usiamo la sua immagine come se fosse uno specchio in cui riflettersi. Portiamo in scena una donna analizzandone la psicologia e il movimento, esponendola sul palco in maniera contemporanea. Anche in questo caso ci saranno Giacomo Bottoni e Adele Piras come voci recitanti su versi di Corradini. A danzare con lei (che non è solo coreografo, ma anche ballerino) ci sarà Silvia Pipponzi.

Come l’ha scelta?

Anche lei si è diplomata, come me, all’Accademia Nazionale di Danza, dopodiché ha lavorato con il Budapest Dance Theater e con diverse realtà in Israele. Sono tornato a danzare con lei dopo che anni fa lavorammo insieme su un progetto («Sinergia delle arti»).

Quindi stavolta non torna con un collettivo?

Si tratta di un lavoro personale... Basta collettivi: dopo anni di lavoro sono convinto che la cosa migliore sia fare da sé. I gruppi sono un po’ confusionari, i collettivi durano sempre un paio d’anni. Troppe teste sono difficili da gestire e da accordare.

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