Cultura

«Studi bresciani», la memoria è il tema del nuovo numero

Nicola Rocchi
Strage, Resistenza e «monumenti in movimento»: è uscita la rivista semestrale della Fondazione Micheletti
Arnaldo Trebeschi disperato vicino al corpo del fratello Alberto, ucciso dalla bomba in piazza della Loggia
Arnaldo Trebeschi disperato vicino al corpo del fratello Alberto, ucciso dalla bomba in piazza della Loggia
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Si dipana tra storia, memoria e ricordo il principale (ma non unico) filo conduttore dei testi ospitati nel primo numero annuale di «Studi bresciani», la rivista semestrale della Fondazione Luigi Micheletti presieduta da Giovanni Sciola e diretta da Paolo Corsini.

L’intervento di Corsini

Proprio nell’intervento di Corsini, dedicato al cinquantesimo anniversario della strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974, è pressante il richiamo alla «necessità della memoria di contro alla fragilità del ricordo»; una memoria civile esercitata anche attraverso i monumenti celebrativi, la cui scelta e ricezione appaiono «inscindibili dal contesto che ne alimenta gli assunti e dalla cultura di chi li fruisce», come è argomentato in un saggio di Michela Valotti.

La storia della Resistenza bresciana

Su un altro versante, la ricerca archivistica porta nuove informazioni su un passaggio fondante della storia bresciana e nazionale, la Resistenza contro l’occupazione nazifascista (ne scrivono Rolando Anni e Maria Paola Pasini); mentre la vivacità di un ricordo personale (quello di Marcello Berlucchi, che era un ragazzino nel 1943-45) consegna di quegli eventi un punto di vista denso di emozioni vissute.

Il saggio di Paolo Corsini riproduce l’intervento tenuto dallo storico ed ex sindaco di Brescia nell’ambito del ciclo di incontri sulla strage di piazza della Loggia promosso pochi mesi fa dalle Fondazioni Trebeschi e Micheletti con Casa della Memoria.

Dalla microviolenza al terrorismo

Lo studioso tratteggia il contesto nel quale prese corpo la strage, elencando le azioni che evidenziano il «salto di qualità» compiuto dai militanti neofascisti con il passaggio «da una stagione di microviolenza diffusa a una di violenza terroristica».

Fornisce inoltre un’efficace sintesi degli eventi che seguirono alla strage: la «domanda imperiosa di verità» emersa dalla reazione della città e del movimento sindacale; le inchieste e i processi giunti fino ad oggi, che hanno condotto alla condanna all’ergastolo di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, ma soprattutto a illuminare senza dubbi la verità storico-politica e quella giudiziaria della strage, «vale a dire il fatto che essa è riconducibile all’estremismo della Destra radicale e a settori dell’apparato dello Stato in combutta per il perseguimento di finalità eversive dell’ordinamento democratico».

I servizi di informazione della Resistenza

La matrice antifascista della nostra città emerge anche nel contributo di Anni e Pasini, dedicato all’apporto che, nel Bresciano, i servizi di informazione della Resistenza italiana diedero agli Alleati fra il 1943 e il ’45. La ricerca si concentra su due realtà ancora poco note.

La prima è il gruppo Sigma di Giustizia e Libertà, fondato a Brescia nel settembre 1943 da alcuni esponenti del Partito d’azione, sotto il comando di Savino Mariani, e attivo in particolare dall’aprile del 1944. Il fondo documentario che lo riguarda è stato recentemente riordinato e depositato all’Archivio della Resistenza bresciana e dell’Età contemporanea - Raccolte storiche dell’Università Cattolica.

Un’altra cellula fu creata sul lago di Garda, nel cuore della Rsi, dall’organizzazione Simni-Sip. Il comandante era Dante Zanardi, nome di battaglia «Popo», brigadiere della Polizia fascista a Maderno. Un ruolo decisivo ebbe sua moglie Olga Togni («Liliana»), nata a Belprato in Valle Sabbia e figlia del pittore Edoardo Togni.

I convegni di Fondazione Micheletti

In un numero che «fa memoria» anche dei convegni recenti promossi dalla Fondazione – uno di essi ha riguardato il Musil, il Museo dell’industria e del lavoro, un altro luogo identitario in discussione da decenni –, di notevole interesse è la riflessione di Michela Valotti sui «monumenti in movimento».

Dal progetto «antieroico» di Medardo Rosso per il monumento pavese a Garibaldi del 1882, al plinto mobile ideato da Do Ho Sun nel 1998 per il MetroTech Center Commons di Brooklyn, evocando tra gli scultori anche il bresciano Angelo Zanelli, l’autrice propone un percorso attraverso proposte che scardinano l’abituale retorica monumentale, sollecitando «sguardi multiprospettici» sulla celebrazione del passato.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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