Stefania Martin: «I cori per Mina e gli scherzi della Tigre»
Cosa hanno in comune Mina, la Tigre di Cremona, e Bandafaber, il gruppo di Francesco Andreoli? Una bravissima interprete bresciana: Stefania Martin. Che, dopo aver prestato servizio come vocalist in cinque dischi di Mina, oggi si esibisce anche con Bandafaber.
Sabato scorso, Stefania e la band di Andreoli erano a Lonato; domani, venerdì 25 gennaio, alle 21, sono al Teatro delle Muse, in via Aldo Moro, a Flero, con un programma misto: soprattutto De André, ma anche Augusto Daolio, Lucio Dalla e Lucio Battisti (ingresso 10 euro).
Quello tra le due cantanti è un legame che si rinnova nel tempo. In questi giorni, ad esempio, Stefania è in sala di registrazione (a Lugano) per il nuovo progetto di Mina, anticipato da Massimiliano Pani, figlio, ma anche produttore, della fuoriclasse di Cremona: «Mia madre torna a Sanremo, con la Tim, come l’anno scorso, in voce e in digitale. Canterà un brano americano di un genere musicale inaspettato».
Stefania, però, è impegnata anche su altri fronti: ha cantato nei cori di «Io sono Mia», il film che, dedicato a Mia Martini, dopo l’anteprima sul grande schermo sta per arrivare su Raiuno; inoltre è protagonista di un coro di «Adrian», il cartoon dedicato a Celentano, in onda su Canale 5. Abbiamo parlato con Stefania Martin.
Come è iniziata la collaborazione con Mina? Nel 2006 lei aveva chiesto una corista fidata a Giulia Fasolino ed Alfredo Golino, della scuola Cambiomusica. Loro hanno proposto me, così ho inciso l’album «Bau», a cui sono seguiti altri quattro dischi. In quel periodo ero incinta. Massimiliano Pani era molto premuroso e si preoccupava della mia salute: mi chiedeva sempre se avevo bisogno di una pausa o di un bicchiere d’acqua...
Il suo rapporto con la Tigre di Cremona? Caratterizzato da grande soggezione e grande imbarazzo, ma molto cordiale. Una volta mi ha fatto uno scherzetto. Dovevo cantare in una tonalità molto alta; lei si avvicina e mi chiede se preferisco cantare un tono sotto. Dico di sì. Parte la musica e io canto. «Ma è come prima - dice -. Ti avevo chiesto di cantarlo un tono sotto, ma con la musica un tono sopra». Siccome sapevo che lei faceva spesso queste cose per allenarsi, le ho detto: ha ragione, ma è lei Mina, e se lo può permettere. Io sono solo una corista... Si è messa a ridere.
E la Bandafaber? Ho conosciuto Andreoli nel 1991, ad un concorso al Ctm di Rezzato: mi accompagnava insieme al suo gruppo, La Direzione Opposta. Poi ci siamo persi di vista. Tre anni fa mi ha chiamata, proponendomi qualche serata con Banfdafaber. Ho subito detto di sì.
Una bella esperienza? Considero un privilegio cantare con un’intera orchestra. Non capita a tutti di proporre De André, Dalla e Battisti, cioè la storia della musica italiana, con un gruppo così affiatato, con splendidi arrangiamenti. Peraltro, oltre a cantare qualche brano da sola, duetto con Ugo Frialdi, un frontman eccezionale, con una carica, una grinta e una versatilità che pochi hanno. Ergo: ogni volta che Bandafaber chiama, io volo.
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