Cultura

«Sono innocente», il ritorno di Vasco Rossi

Martedì 4 novembre esce il nuovo album di Vasco Rossi: «Sono innocente» è il diciassettesimo della carriera.
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La sua innocenza è affrontare le cose dall’interno, con «Sono innocente», nuovo album in uscita il 4 novembre, Vasco Rossi ritorna con un nuovo cd di inediti, tre anni dopo «Vivere o niente». Il Blasco, classe 1952, è in grande forma, incroci il suo sguardo e senti come una lamina che ti trapassa l’anima e avverti la profondità di un essere umano che, oggi, sembra vivere in armonia con l’universo.

Per presentare il suo diciassettesimo album, ha scelto il Medimex, Salone dell’Innovazione e della Musica, in corso alla Fiera del Levante di Bari, dove è stato premiato per il LiveKom’014 come «Miglior spettacolo dal vivo dell’anno» (il concerto di San Siro l'avevamo raccontato qui). Vasco, pieno di curiosità, che si accende come un cerino per tutto ciò che gli piace. Finché gli piace. A lui sono dedicati i 50 minuti del programma «Ogni volta Vasco», in onda il 5 novembre alle 21.45 su Sky Arte Hd.

«Io sono me stesso, anche nelle mie canzoni. Scrivo quello che mi viene da dentro, che non è mediato dalla razionalità, né dal voler piacere alla gente. È solo un’esperienza personale. Le canzoni ho cominciato a scriverle per me, per puro divertimento, poi sono arrivate al pubblico: questione di affinità elettive e, soprattutto, il potere consolatorio del rock fa sì che non ci si senta più soli. E ci si rida un po’ su. Per questo ogni nuovo album è un nuovo inizio, per me».

Allora, che cd ha fatto? Innocente o colpevole?
L’onestà, dell’innocenza posso fare a meno. Questo è un album con tre copertine che si «interrogano» tra chi è la vittima, chi è il carnefice, alla fine ne rimarrà solo una. È un album ricco di contrasti e di chiaroscuri. Il rock non conosce il grigio. Il rock è provocazione, è ironia, autoironia. E «Sono innocente» fa parte della categoria dello sberleffo. Qui c’è il Vasco di ieri di oggi e di domani: di nuove consapevolezze: io non mi arrendo mai.

Qual è il suo segreto?
Non ci sono segreti. Nella mia vita ho fatto un sacco di stupidaggini e, se anche tornassi indietro, probabilmente le ripeterei tutte. Ma, come artista, ho sempre rispettato i miei fan. E loro se ne sono accorti, sanno che non racconto palle. Per dire quello che senti, non è necessario usare giri di parole. Serve un linguaggio che arriva diritto al cuore, al cervello, al rock.

«Spesso il male di vivere ho incontrato...», scriveva il grande poeta Eugenio Montale. Lei ne sa qualcosa? 
Ho sempre avuto il «male di vivere», ne sono affetto da sempre e l’ho combattuto buttandomi dietro le cose, le cause. E anche buttandomi via.

Essere considerato un mito, il numero uno, la rockstar più amata del Paese, la mette a disagio o no?Io sono uno come tanti, Rossi Vasco, uno che la mattina si sveglia, legge i giornali e va a correre. Non sono una persona speciale. Hai presente l’imperfezione della normalità? Ecco, io cerco di fare quello che posso, tutto qui... Poi c’è Vasco Rossi nella sua dimensione artistica e lì i complimenti fanno piacere. Comunque, tutto quello che ho fatto lo rifarei.

Emanuela Castellini

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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