Cultura

Società, lavoro e diritti nel Bresciano: sviluppo, ma anche convulsioni

Luciano Fausti scava nelle fonti per un affresco sul secondo ’900 in tutte le articolazioni possibili
L'autore Luciano Fausti - © www.giornaledibrescia.it
L'autore Luciano Fausti - © www.giornaledibrescia.it
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Frutto di una ricerca decennale, condotta attraverso un meticolosissimo scavo delle fonti, nonché con uno sguardo che spazia in molteplici campi, dalla società nelle sue molteplici articolazioni sino alla politica, il nuovo, poderoso lavoro di Luciano Fausti - «Società, lavoro, diritti. Brescia e il suo territorio nel secondo Novecento» (Gam editrice, 541 pagine, 25 euro) - arricchisce un panorama di studi negli ultimi anni connotato da significativi contributi e i cui orizzonti vengono ora ampliati al primo decennio del nuovo secolo.

Verso un secondo volume

Molteplici sono i meriti che l’autore ha acquisito e considerevoli i guadagni apportati alla conoscenza degli sviluppi della realtà locale. Peraltro già un secondo volume è annunciato, dedicato alla pianura e al mondo delle campagne. Nell’ambito dell’affresco che l’autore delinea, il punto di osservazione - certamente innovativo - cui il tutto viene ricondotto è costituito dalla disamina dei cambiamenti delle condizioni di vita e di lavoro, dell’evoluzione della mentalità e del costume, degli orientamenti politici, delle convinzioni religiose e pratiche di fede delle forme di organizzazione dei ceti popolari. E questo in rapporto alle trasformazioni della società bresciana, con altrettanto significativo riguardo al ruolo svolto dalle classi dirigenti, lungo un processo pluridecennale di modernizzazione.

Fattori strutturali di lunga durata, nonché elementi riconducibili a specifiche vicende che segnalano battute d’arresto e accelerazioni, arretramenti e riprese, sono puntualmente individuati lungo ben precise scansioni temporali: il periodo della ricostruzione postbellica, il boom economico, le convulsioni degli anni Sessanta e Settanta, gli ultimi decenni del secolo in cui viene esaurendosi il ciclo secolare dell’industria urbana pesante e si espandono terziario e sistema dei servizi, nuovi soggetti politici occupano la scena e il mondo del lavoro conosce precarizzazione diffusa, emarginazione operaia, debolezza della rappresentanza sindacale.

Gli organismi vitali

La conformazione del territorio in fasce differenziate, il ruolo gravitazionale esercitato dalla città capoluogo, una provincia da agricola a industriale e dagli assetti economici diversificati, uno spazio sociale che ha comunque mantenuto a lungo una sua unitarietà costituiscono uno sfondo sul quale si muovono le dramatis personae che animano la scena pubblica: partiti, sindacati, Chiesa, organismi della società civile, datori di lavoro, agenzie formative, la cui presenza influisce su stili di vita, sistemi di valori, pratiche comportamentali di contadini, operai, piccoli artigiani. Fausti ne segue le movenze sin dentro le pareti domestiche: relazioni familiari e intergenerazionali, condizioni dell’abitare, preferenze alimentari, situazione sanitaria, evoluzione dei rapporti di coppia. La sua osservazione si dilata ai capannoni delle fabbriche dove il lavoro si è trasformato in seguito all’introduzione delle tecnologie meccaniche, elettroniche e informatiche e la figura dell’operaio tradizionale e di mestiere ha ceduto via via il passo a quella dell’operaio-massa e poi dell’operaio interinale, delle piccole unità produttive, che assorbono, al tornante del secolo, parte rilevante dell’occupazione complessiva, supportando le nuove imprese impegnate in attività internazionalizzata, in innovazione di processo e di prodotto.

Il tessuto popolare della città e del suo hinterland viene progressivamente scomponendosi, si impongono fenomeni di frammentazione, i costumi si laicizzano a fronte di un consumo diffuso, la militanza politica e sindacale decade, si affievolisce la consapevolezza di una identità collettiva messa alla prova da un individualismo strisciante, dall’atomizzazione sociale, nonché dalla presenza di etnie straniere spesso percepite come una sfida minacciosa. L’unità culturale del territorio rischia di decomporsi e costantemente si trasforma.

Studio meritorio

Un lavoro meritorio come quello di Fausti ce la restituisce, comunque, almeno come storia e memoria di uomini e donne, la cui esperienza collettiva ha segnato profondamente opere e giorni della comunità bresciana.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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