Cultura

Sirmione tifa Guadagnino: «Premio Oscar, arriviamo!»

L’entusiasmo delle comparse di «Chiamami col tuo nome», pronte alla cerimonia di domani
Le riprese del film Chiamami col tuo nome - Foto © www.giornaledibrescia.it
Le riprese del film Chiamami col tuo nome - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«Mi hanno appena chiamato da Sirmione, dicono che hanno trovato qualcosa», annuncia l’attore Michael Stuhlbarg, nei panni del professor Perlman. Ed è così che, poco oltre la prima mezz’ora del film di Luca Guadagnino «Chiamami col tuo nome», la penisola catulliana vive i suoi due minuti e mezzo di gloria hollywoodiana.

Dopo le tre candidature ai Golden Globe di gennaio, e il divieto di proiezione in Tunisia, per la pellicola italiana sono ben quattro le nomination alla novantesima edizione degli Academy Awards, che domenica notte terranno col fiato sospeso (e le dita incrociate) la Perla del Garda e l’Italia intera.

Domani (in quella che, da noi, sarà la notte tra domenica e lunedì) «Chiamami col tuo nome», che ha già incassato oltre 26 milioni di dollari in tutto il mondo e ottenuto numerosi riconoscimenti, sarà in lizza per l’Oscar come miglior film, miglior sceneggiatura non originale (la pellicola è tratta dall’omonimo romanzo di André Aciman, e le probabilità per lo sceneggiatore James Ivory di portare a casa questa statuetta sono aumentate dopo la vittoria del Bafta Award il 18 febbraio), miglior attore protagonista (Timothée Chalamet) e miglior canzone («Mistery of love» di Sufjan Stevens).

È dalla nomination di Roberto Benigni con «La vita è bella» nel 1999 che un film di un regista italiano non è candidato nella sezione miglior film dell’anno (Benigni vinse poi l’Oscar per miglior film straniero, e finora solo Bernardo Bertolucci ha vinto la statuetta per miglior film con «L’ultimo imperatore» nel 1988). La calda estate del 1983 fa da sfondo alla storia d’amore tra Elio (Chalamet), figlio diciassettenne della famiglia italo-americana Perlman, e Oliver (Armie Hammer), un affascinante studioso americano di 24 anni, ospite del padre di Elio, un docente universitario specializzato in cultura antica.

«Vado al Lago di Garda con papà - comunica Elio all’amica Chiara -. Vuole mostrare a Oliver dove sta dragando». Dalla villa nel cremasco, che ospita gran parte della vicenda, la scena si sposta quindi alle Grotte di Catullo. Sono le immagini che la troupe di Guadagnino ha girato nella penisola il 13 giugno 2016, alle quali hanno partecipato, come comparse, anche alcuni sirmionesi. La cinepresa inquadra i protagonisti mentre passeggiano nel grande criptoportico, per poi scendere alla spiaggia «Giamaica», dove alcuni reperti antichi sono appena stati riportati in superficie dall’equipe di archeologi subacquei. Giusto il tempo di salire a bordo di un gommone e prendere il largo, e una statua greca in bronzo riaffiora dalle acque del Garda, con tanto di lusinghiere inquadrature alla penisola sirmionese vista dal lago.

«Ovviamente siamo andate a vedere il film al cinema (uscito in Italia il 25 gennaio, ndr) - assicura Stefania Zordan, che con la figlia Anna aveva partecipato alle riprese -. Le inquadrature dove eravamo presenti sono state tagliate, ma è stato comunque molto emozionante rivedere la scena e sentir nominare Sirmione». «Io sono quello che passeggia dietro l’incontro dei protagonisti col direttore dello scavo - racconta invece lo studente Alberto Mair -. Con altre comparse ci siamo scritti su Facebook: "Dai che vinciamo l’Oscar". Per due minuti e mezzo siamo anche noi nella storia del cinema italiano». «Mi si intravede sullo sfondo - aggiunge la studentessa Chiara Bettini -. Aver fatto parte di un progetto così importante, seppur con un piccolissimo ruolo, è una soddisfazione. Seguirò sicuramente la cerimonia degli Oscar, e sono molto curiosa di leggere anche il libro da cui il film è tratto».

«Ci lusinga essere stati presi in considerazione come realtà archeologica - ammette Nicoletta Giordani, direttrice delle Grotte di Catullo -. Il regista ha aperto una finestra sull’attività subacquea degli archeologi negli anni Ottanta, quando il Garda era un punto di riferimento per tutto il Nord Italia. Vedere Sirmione in un film di così grande successo è da pelle d’oca».

 

 

 

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