Cultura

Siamo davvero pronti al ritorno dell'orso nel Bresciano?

All'animale lo studioso Matteo Zeni ha dedicato un volume che ha ottenuto un prestigioso premio in Trentino
Un orso (foto d'archivio) - © www.giornaledibrescia.it
Un orso (foto d'archivio) - © www.giornaledibrescia.it
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Poche settimane fa, sui monti della bassa Valle Camonica, un escursionista di Darfo ha compiuto l’osservazione diretta di un orso. Si tratta di una delle più recenti tra quelle avvenute sul territorio bresciano. Il ritorno dell’orso sulle Alpi fa discutere.

Matteo Zeni, guardaparco presso il Parco Naturale Adamello Brenta, ha fornito al dibattito attuale un contributo fondamentale attraverso il suo volume «In nome dell’orso» (Il Piviere Edizioni), che ha ricevuto una menzione speciale all’ultima edizione del concorso letterario del premio Itas di montagna a Trento. Zeni ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande.

La crescita del numero di esemplari nel corso degli ultimi anni ha fatto aumentare la possibilità di imbattersi nell’orso: come gestire l’eventuale incontro con il plantigrado?

In Trentino occidentale, la possibilità di incontrare un orso rimane tuttora bassa, ma per ovvi motivi è aumentata rispetto al passato. Altrove resta un evento estremamente improbabile. Al di là di eventuali osservazioni a distanza con binocoli e cannocchiali, l’incontro ravvicinato con l’orso va, se possibile, prevenuto ed evitato facendosi sentire per tempo. Qualora accadesse di imbattersi nell’animale a breve distanza, il migliore consiglio è quello di stare tranquilli, evitando di gridare o di tentare la fuga correndo. La scelta migliore è quella di allontanarsi lentamente, o di restare immobili.

Nel suo libro lei scrive che «quella dell’orso bruno è una specie ancora relativamente poco conosciuta perché, per vari motivi, è difficilmente osservabile»: cosa può ancora scoprire l’uomo su questo animale?
Cosa resta da scoprire? «C’è molto da scoprire - spiega - su come gli orsi si relazionino tra loro: la socialità intraspecifica di questa specie è stata indagata solo in parte. E ci sarebbe molto da studiare anche rispetto a come gli orsi si relazionino alla presenza umana, soprattutto in Europa, e in particolare sulla catena alpina, dove di gente ce n’è tanta».

Il territorio della provincia di Brescia è stato più volte interessato dal transito di orsi. Dobbiamo aspettarci un incremento della frequentazione?
«Potenzialmente, dal punto di vista ecologico i monti del Bresciano sono altamente idonei alla presenza dell’orso. In teoria, quindi, - aggiunge lo studioso - ci si dovrebbe aspettare un graduale incremento di presenza, magari con l’arrivo di qualche femmina (ad oggi, la frequentazione è occasionale, e da parte di soli maschi). Ma non è affatto detto: ciò accadrà solo se quegli animali saranno lasciati in vita. Purtroppo per l’orso, a decidere la sua distribuzione e densità futura sulle Alpi sarà, più che l’idoneità ambientale, il grado di rispetto che i residenti dei vari distretti alpini sapranno tributargli».

Quali sono le criticità maggiori da risolvere oggi nel rapporto tra uomini e orsi? Siamo pronti a una convivenza pacifica?
«Le criticità maggiori nel nostro rapporto con gli orsi, a mio avviso e in ordine sparso, sono: la perdita della memoria, conoscenza e "preparazione emotiva" rispetto a una specie che, prima delle persecuzioni che l’hanno spazzata via, abitava ogni angolo delle Alpi; l’inadeguata gestione del bestiame domestico a livello di prevenzione dei danni; l’inadeguata gestione degli incontri ravvicinati; il dilagare delle paure irrazionali, delle strumentalizzazioni politiche e mediatiche, e delle polarizzazioni tra "pro" e "anti" orso».

Altre problematiche.
«Per l’orso in sé di criticità potenziali ce ne sono altre: la degradazione, distruzione e frammentazione degli habitat, o il basso grado di variabilità genetica di una popolazione ursina nata da soli 7 individui fondatori». Ha scritto che l’orso rappresenta «l’ultimo selvaggio» delle foreste d’Europa. «Sa far riaffiorare emozioni dimenticate: la paura del buio, l’insicurezza. Le emozioni che sa suscitare in noi possono arricchire enormemente le nostre esperienze».

 

 

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