Cultura

«Si gioca tutto nei 5 secondi in cui Vasco entra in scena»

Parla Diego Spagnoli, da 35 anni è a fianco del rocker sul palco: «Modena Park non è un punto d’arrivo»
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«Vasco è molto, molto, molto, molto, molto, molto, molto, molto, molto, molto, molto attento a preparare quei cinque secondi in cui entra in scena».

E già uno se lo immagina, il Vasco, con la pelle d’oca, lui e tutti gli altri. Chiaramente, deve essere tutto perfetto, «perché le cose più importanti di uno show, quelle che tutti poi ricorderanno, sono l’inizio e la fine». E proprio l’attacco, quando la band ha iniziato l’intro e il pubblico grida, piange e viene travolto dai brividi, è la parte che non si può sbagliare: «È la parte a cui tiene maggiormente, nonostante l’abbia provato molte volte». E nonostante i quarant’anni di carriera.

 

 

Diego Spagnoli, detto «Gu», è l’uomo che da 35 anni lavora ai concerti di Vasco Rossi come direttore di palco. Ha iniziato a Brescia, la città in cui è nato e dove tuttora vive, organizzando un concerto nel 1982, dopo essere stato folgorato da «Albachiara», sentita in autoradio. E da allora non ha più smesso. Da settimane lavora all’allestimento del Modena Park, il concerto di dopodomani, sabato 1, per i 40 anni di carriera di Vasco: prima a Castellaneta Marina, dove la band si è ritrovata per le prove, e ora a Modena, dove le attività sono febbrili.

«È un formicaio - racconta -, c’è sempre gente in movimento per lavorare a uno show diverso da qualsiasi cosa abbiamo mai fatto». Per i numeri, 220mila persone in una botta sola, e per le dimensioni.

«Il palco è lungo 140 metri, ci sono cinque schermi che si muovono», più tutta la parte audio e video lungo il parco Enzo Ferrari, dove si terrà il concertone. «Perché la gente deve sentire fino all’ultimo posto in fondo, e su questo siamo abbastanza tranquilli, e deve vedere. L’impianto è all’avanguardia dal punto di vista tecnologico. La cosa che un po’ mi spiace è che manca l’effetto sorpresa, dato che stiamo provando in città ed è difficile tenere nascoste le cose».

 

 

Riepiloghiamo: record del mondo di biglietti venduti per un singolo artista, diretta su Rai1, proiezioni in 150 sale cinematografiche, comprese a Brescia le multisala Oz e Wiz (al costo di 15 euro). «La responsabilità è la stessa di sempre - dice Spagnoli -. Diciamo che qui, rispetto al passato, abbiamo soltanto una possibilità e non possiamo sbagliare niente, ci giochiamo tutto in una volta. Non è un tour in cui puoi aggiustare le cose». No, infatti, è un evento unico che coinvolgerà l’Italia intera. Altro che Modena Park, il primo luglio dovrebbe diventare il Vasco Rossi Day.

«Quando abbiamo fatto Imola non sapevamo che sarebbe diventato un evento storico. Qui invece lo sappiamo già. Ma non è un punto di arrivo, lo posso assicurare, è un momento di passaggio». Insomma, non finisce qua: meglio togliersi dalla testa che sia un concerto d'addio.

E Vasco come sta? «È tranquillo, da parte sua non cambia niente. Sia che debba suonare davanti a 20 persone sia che si trovi 220mila fan, l’impegno e la carica sono uguali. Certo, per lui e per la band il carico di emozione quando arriva il momento di suonare è enorme, mentre io sul palco devo essere la parte razionale, devo controllare che tutto funzioni, capire al volo se c’è un problema». E con i decibel come siamo messi? «Preferisco non parlarne ( ride ). Credo che siamo a un buon livello». 

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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