Se i twitter di Trump diventano concime per piante di lavanda
Twitter, si sa, è il social più utilizzato dall’inquilino della Casa Bianca per comunicare e discutere. Ma oltre Oceano pochi sanno che nel cuore di Manhattan sta fiorendo un campo sotterraneo di lavanda alimentato dai tweet di Donald Trump e di altri opinion maker.
«Nel maggio 2017 ho coltivato un pezzo di terra a Midtown Manhattan nutrito da messaggi su Twitter» è il titolo della nuova installazione di Martin Roth, artista di origini tedesche ma newyorchese d’adozione, situata in uno spazio sotterraneo dell'Istituto Austriaco di Cultura sulla 52esima strada.
I visitatori dell’ACFNY (The Austrian Cultural Forum New York) che scendono nella galleria, si ritrovano nel bel mezzo di una foresta lussureggiante, con le pareti ricoperte di alberi disegnati. Al centro, 200 cespugli di lavanda in file di sei sono alimentati da una luce artificiale, direttamente collegata agli account twitter del presidente degli Stati Uniti e di altri rappresentanti dei conservatori in costante contatto con Trump, come il portavoce Sean Spicer, CNN, Fox e Washington News.
Più tweet circolano su questi account, più aumenta l’intensità della luce che alimenta le piante del giardino nascosto. Inversamente, l’instabilità della luce riflette il diminuire delle comunicazioni. «Attraverso questo sistema, le piante di lavanda diventano una sorta di indice perverso del clima politico-culturale, incarnando queste condizioni nella loro crescita», si legge in una spiegazione dell’opera.
La lavanda è stata scelta per le sue proprietà, in contrasto al ritmo senza tregua del discorso politico sui social media. Da sempre viene usata infatti per combattere l’ansia e curare i disturbi del sonno e la depressione. L’installazione di Roth offre allora i tempi lenti e tranquilizzanti della natura, che si oppongono all’ansiogena tempesta di messaggi che infuria su internet. Un bel paradosso, alimentato anche dal fatto che, come ha spiegato l’artista a Vice Creators, la Trump Tower si trova a pochi blocks dall’ACFNY, il che dà l’impressione che, in un certo senso, Trump stesso si trovi nel bel mezzo del giardino, circondato dall’ecosistema. Dopo la vittoria del tycoon, la Trump Tower ha subito un forte processo di militarizzazione: barricate, servizi segreti, poliziotti armati; tutti elementi che, dice l’artista, gli hanno dato ispirazione per creare qualcosa che fosse anche un rifugio.
Pochi giorni dopo l’annuncio dal ritiro degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima, la reazione vivificante di quest’opera naturale e artificiale insieme sembra diventare ancora più significativa.
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