«Se guardassimo la nostra ombra vedremmo da dove arriva la luce»
La paranoia, l’ansia, il «male»: Laura Micieli l’ha rappresentato come un piccolo e oscuro compagno di vita, attaccato alla schiena con tenacia e tenerezza. La fumettista e artista bresciana, conosciuta anche con lo pseudonimo Cip, è infatti uscita con il suo primo libro, il breve ma intenso graphic novel «Paracity».
La casa editrice è bresciana anch’essa: MalEdizioni. Il libro verrà presentato in città giovedì 3 marzo, alle 19, alla Nuova Libreria Rinascita (via della Posta).
Quando le è venuta l’idea per il soggetto? Durante la pandemia ho cavalcato l’onda della paranoia! Quando Luigi Filippelli di MalEdizioni mi ha proposto di sviluppare un titolo per la collana Finestrini mi sono ricordata di quest’idea che gioca sul suono della parola «Parassiti». «Sono loro i parassiti o siamo noi?» mi chiedevo. Non volevo peraltro dare significati troppo contemporanei alla trama legandola visivamente a oggetti d’oggi. Ecco perché il fumetto è più onirico, staccato dalla realtà odierna (ma non troppo).Perché la crisi che viviamo è nata molto tempo fa, prima dei social, forse è qualcosa che abbiamo dentro da sempre e che non stiamo affrontando al meglio.
Ma ora, almeno, se ne parla, di salute mentale...
Sì, ma non mi pare le si dia il giusto spazio. Tanto che, dopo la pandemia, siamo già in guerra. Non abbiamo imparato molto... Non dico che non si è in tanti, a credere nell’importanza del benessere mentale, ma fino a quando non saranno i potenti a parlane non si andrà avanti. Il problema è che siamo tutti cambiati: mi spaventa il fatto che siamo un po’ più soli. Una volta manifestare era normale. In pandemia, giustamente, non si poteva; ma è rimasta la paura, che ci ha slegato e disunito. Per la guerra in Iraq si scendeva in piazza; in questi mesi, invece, pur con l’aria di guerra che si respirava, non si è fatto molto.
A chi si rivolge «Paracity»? Chi è il lettore o la lettrice che lei immagina? Forse i paranoici! Ma con un significato positivo: il male in noi continua a sopravvivere solo perché non ce lo facciamo amico. Se lo guardassimo bene in faccia perderebbe potenza; se guardassimo la nostra ombra vedremmo da dove arriva la luce. Sarebbe motivo di cambiamento e di evoluzione. Questi esseri che ho disegnano sono il nostro male, ma sono anche buffi. Sono partita, in qualche maniera, dal concetto di ombra di Jung.
Questo è il suo primo libro da «solista»: ha già altre idee nel cassetto? Nel 2015 facevo parte di un collettivo di Milano e avevo pubblicato due titoli, ma, in effetti, questo è il primo da sola. Di idee ne ho tante: in questi giorni sto concludendo due progetti, tra cui un libro illustrato per bambini e uno per parlare loro del tema della morte. E poi sto lavorando con una sceneggiatore di BeccoGiallo: vorremmo trasporre in fumetto «Cuore di cane» di Bulgakov.
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