Cultura

«Scrivere con la luce», in mostra le fotografie di Storaro

Inaugurata a Sirmione «Scrivere con la luce»: cento fotografie di Vittorio Storaro realizzate con la tecnica della doppia impressione
  • Vittorio Storaro all'inaugurazione della mostra a Sirmione
    Vittorio Storaro all'inaugurazione della mostra a Sirmione
  • Vittorio Storaro all'inaugurazione della mostra a Sirmione
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    Vittorio Storaro all'inaugurazione della mostra a Sirmione
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Sirmione è rimasto nel cuore di Vittorio Storaro fin da quando nel 1971 realizzò in zona le immagini del film «Addio fratello crudele», regista Giuseppe Patroni Griffi, tanto da ricordare ancora «di aver tratto ispirazione da quell’esperienza, per ricreare le atmosfere de l’«Orlando Furioso» nella produzione televisiva Rai diretta a metà degli anni Settanta da Luca Ronconi». E così ha accolto con favore l’invito del comune gardesano a partecipare all’iniziativa «Storaro in Sirmione. Light e-motion», che si è aperta ieri alle 18 con l’inaugurazione a Palazzo Callas, in piazza Carducci, dell’esposizione fotografica «Scrivere con la luce». 

La mostra a ingresso libero è organizzata dal Comune con il Consorzio Albergatori e Ristoratori e l’Associazione Commercianti e resterà visitabile fino al 4 ottobre (tutti i giorni escluso il lunedì, orario 10.30-12.30 e 16.30-19, mentre nelle giornate di venerdì e sabato la chiusura è posticipata alle 22). È un percorso alla scoperta di oltre cento opere molto particolari, frutto di una ricerca che sintetizza l’intera carriera di Storaro. Si tratta di fotografie «in doppia impressione», un tipo di sovrimpressione realizzato direttamente durante la fase di scatto. «L’immagine racconta così il trascorrere di un arco temporale: sono stato educato dal cinema ad esprimermi attraverso il tempo» svela il maestro, ricordando che «la prima volta avvenne per caso, il rullino non fece la sua normale corsa e ottenni due immagini sulla stessa porzione di pellicola: il risultato fu folgorante e mi venne l’idea di proseguire in questa ricerca di equilibrio tra elementi distanti che si ritrovano a convivere».

Una grande cura è riservata all’allestimento: «Troppo spesso visito musei che espongono capolavori illuminati in modo non corretto, così ho progettato insieme con mia figlia Francesca, architetto e light designer, "i visionari" ovvero dei cavalletti che includono una luce posizionata in basso, che valorizza la fotografia; per produrli ci siamo appoggiati a FontanaArte». Ed è proprio l’interesse per l’innovazione di Storaro che lo ha già condotto ad incontrare a Sirmione i giovani del laboratorio OneLab, con i quali sta progettando altre iniziative, che lo riporteranno sul Garda in ottobre, tra le quali un molto atteso workshop di fotografia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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