Cultura

Sara e Parigi: il sogno realizzato e lo sguardo bambino

La bresciana Sara Donati ha pubblicato in Francia due libri illustrati per l’infanzia e ne prepara altri
Sara Donati © www.giornaledibrescia.it
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A Parigi ha realizzato il suo sogno, ma non è un «cervello in fuga». Non tutti aspirano all’estero come luogo d’elezione, e infatti Sara Donati si tiene ben stretta Brescia, in cui vive, e Rezzato, dove ci sono la dimora avita ed il suo studio. La Francia, ad ogni modo, è il Paese in cui hanno fortemente creduto nelle sue qualità di illustratrice e di autrice di storie.

Quello in cui le Éditions du Rouergue - alle quali venne segnalata con entusiasmo da Kitty Crowther, una delle fuoriclasse mondiali dell’illustrazione - hanno pubblicato i suoi primi due libri (e comperato i prossimi due), presentandoli a un folto pubblico e garantendole pure gratificanti appendici pratiche, per viverli insieme a bambini e adulti. Ma Francia e Parigi non sono casa, e il centro di interessi resta in Italia.

Quarantenne, Sara Donati ha frequentato, dopo il Liceo Artistico, l’Istituto Europeo di Illustrazione e Animazione multimediale a Roma. Da anni collabora con scuole e enti (anche Pinac) in giro per la penisola e Oltralpe, realizzando installazioni e percorsi multimediali a tema.

Per Rouergue, nel 2015 è uscito «Voici l’histoire» (Ecco la storia), sui prodromi di un’amicizia, mentre lo scorso novembre è arrivato «Parler avec les arbres» (Parlare con gli alberi), protagonisti un bambino e una pianta: opere per l’infanzia, di cui scrive testo e cura le illustrazioni, sebbene l’apparente semplicità nasconda diversi piani di lettura.

Siamo andati a trovare l’artista nel suo studio, per saperne di più.

Sara, la natura non è casuale nei suoi lavori... Mi affascina da sempre, e in questo c’è una componente ereditaria: il mio papà era un esperto dei «fiori di Bach», che ha studiato per anni. Io ho forse un approccio più estetico alla materia. Ma resto convinta che la connessione con l’ambiente naturale ci restituisca un’immagine di noi stessi e sia in grado di aiutarci a riflettere sui grandi interrogativi della vita. La relazione con la terra e il rispetto consapevole delle stagionalità offrono risorse e danno risposte, ti fanno capire a che punto sei nella vita.

Quindi ha deciso di costruire un libro che tentasse una sintesi di tali concetti ? Il libro è solo una tra varie declinazioni sperimentate. Ho lavorato su un tema a me caro e, partendo da una ricerca personale, ho cercato di sviscerarlo il più possibile. Il rapporto con la natura ha trovato applicazioni pratiche in diversi progetti, uno dei quali (con la cooperativa sociale Il Cardo di Edolo, curato in qualità di direttrice artistica, ndr) ha portato a realizzare un curioso «Erbario Umano».

Quali modalità narrative e stilistiche ha adottato in «Parler avec les arbres»? Ho cercato di recuperare uno sguardo bambino, di qualcuno che fa cose «rivoluzionarie» come se fossero normali; ciò che un adulto, razionalmente, evitererebbe. Nello specifico, smettere di «pensare» l’albero e provare a «viverlo», entrandoci dentro, diventando egli stesso un albero. Per raffigurare questa sorta di simbiosi ho utilizzato gli «ecoline», una via di mezzo tra chine e acquarelli liquidi, che hanno colori brillanti e tendono ad espandersi a macchia, con effetto avvolgente.

Ha un nuovo libro già pronto, sulla montagna. È il prossimo argomento a cui si dedicherà ? Come ho detto, mi ritrovo in questa maniera di fare le cose; ma non so se sarà la montagna il tema da approfondire. In passato ho perso troppo tempo a chiedermi se fossi o meno un’artista; adesso preferisco non farmi domande e realizzare direttamente le idee che mi vengono a visitare.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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