Cultura

Sanremo: chi sono Ermal Meta e Fabrizio Moro

Biografie ed esperienze all'Ariston dei due nuovi vincitori del Festival di Sanremo
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Ermal Meta e Fabrizio Moro: un duo nato per Sanremo, un duo nato per vincere, nonostante il loro brano «Non mi avete fatto niente» sia finito, dopo la prima performance, nel turbinio della polemica per un presunto caso di auto-plagio.

Meta è nato a Fier, in Albania, ed all’età di 13 anni si è trasferito con la madre, il fratello e la sorella a Bari. La sua storia con Sanremo è assolutamente fortunata. Prima di essere un cantautore Meta è stato un prolifico autore per altri artisti e molte delle sue canzoni sono arrivate sul palco dell’Ariston. Meta ha scritto canzoni anche per il bresciano Francesco Renga. Poi, su quel palco, ci è arrivato lui: nel corso del Festival di Sanremo 2016 si è qualificato per la finale a quattro della sezione Nuove Proposte, giungendo poi al terzo posto dietro a Francesco Gabbani e a Chiara Dello Iacovo, con «Odio le favole».

Ci ha riprovato l’anno successivo. Stavolta tra i big, con «Vietato morire». È arrivato terzo, dietro Francesco Gabbani e Fiorella Mannoia.

Ha fatto parte della band La Fame di Camilla. Da solista ha pubblicato tre dischi: «Umano», «Vietato morire» e «Non abbiamo armi».

Fabrizio Moro, al secolo Fabrizio Mobrici, è nato a Roma 46 anni fa. Nel 2007 ha partecipato alla 57ª edizione del Festival di Sanremo con il brano «Pensa», dedicato alle vittime della mafia, riuscendo a vincere la competizione nella categoria Giovani.

L’anno dopo, nel 2008, tra i Big, è salito sul gradino più basso del podio con «Eppure mi hai cambiato la vita». Nel 2010, con «Non è una canzone», va male e viene eliminato. Moro ha scritto per altri artisti (anche per il Festival) e nel 2015 ha partecipato come professore alla trasmissione televisiva Amici di Maria De Filippi. Questi gli album che ha pubblicato: «Fabrizio Moro», «Ognuno ha quel che si merita», «Pensa», «Domani», «Barabba», «Ancora Barabba», «L’inizio», «Via delle Girandole», «Pace».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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