Cultura

Sanremo 2022, Il cielo in una stanza di Blanco e Mahmood

Per la serata della cover la coppia coppia che guida la testa della classifica generale ha scelto il capolavoro di Gino Paoli
Blanco e Mahmood sul palco dell'Ariston durante la terza serata
Blanco e Mahmood sul palco dell'Ariston durante la terza serata
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Il cielo. Quello in una stanza di Gino Paoli, quello fatto di perle di Blanco e Mahmood, attualmente primi in classifica, quando manca solo la finale per la proclamazione del vincitore del 72esimo Festival di Sanremo.

Proprio il cielo è il frammento di congiunzione tra i due brani. A raccontarlo sono gli stessi artisti, il gardesano rivelazione Riccardo Fabbriconi e il milanese Alessandro Mahmood che per la quarta serata del festival dedicata alle cover, hanno scelto di interpretare una tra le più belle canzoni di Gino Paoli, capace di incidere sulla sua epoca e di arrivare a riverberarsi anche sulle successive.

Gino Paoli nel 1960
Gino Paoli nel 1960

Composta nel 1960 da un 26enne Paoli, è stata scelta dai due artisti in gara per il riferimento al cielo, come loro stessi raccontano, e in generale per il clima emotivo del brano, che sentono in assonanza con la loro Brividi. Con questa premessa l'aspettativa, già alta di ascoltare la loro versione, decolla definitivamente.   

Da dove viene quel "soffitto viola"

Chi conosce la storia di questo brano, sa che, come più volte Paoli ha raccontato, viene descritto l'incontro con una prostituta avvenuto in un bordello di Genova, riconoscibile dal "soffitto viola". Elegante e di respiro, la canzone è un lampo di alto livello poetico, breve come l'atto d'amore che vi si consuma e che nel momento supremo scioglie i confini spazio-temporali, trasfigurando oggetti, pareti e soffitti. «In quel pezzo - ha raccontato Paoli in un’intervista per i 60 anni del brano - avevo il problema di dover descrivere un orgasmo, momento che ti porta al nulla e al tutto proiettandoti in una dimensione difficilissima da afferrare con le parole; così pensai di raccontare quello che c’è attorno a quel momento, per ottenere lo stesso risultato senza doverne parlare in modo diretto». Un brano non convenzionale, dunque per l'epoca sia per il tema, come detto, ma anche per la struttura stessa della canzone che non ha un ritornello e non ha rime. 

Il Testo 

Quando sei qui con me
questa stanza non ha più pareti
ma alberi, alberi infiniti.

Quando sei qui vicino a me
questo soffitto viola
no, non esiste più…Io vedo il cielo sopra noi

che restiamo qui, abbandonati
come se, se non ci fosse più
niente, più niente al mondo.

Suona un’armonica:
mi sembra un organo
che vibra per te e per me
su nell’immensità del cielo

Suona un’armonica:
mi sembra un organo
che vibra per te e per me
su nell’immensità del cielo

Per te…

Il testo dai connotati surreali è sorretto da una raffinata melodia a tempo di slow che, dopo un inizio confidenziale e, si apre verso spazi infiniti, per poi tornare dolce e sussurrata nelle ultime note, all'epilogo dell'incontro. 

Mina in Il cielo in una stanza

Sui canzonieri dell'epoca il brano compare con la firma Toang, (pseudonimo di Renato Angiolini, pianista e compositore italiano) o Toang-Mogol. Solo quando Paoli si iscrisse alla Siae - sostendendo un colloquio come si usava - potè firmare il suo brano. Fu però proprio Mogol a proporre a Mina di interpretarla. Inizialmente poco convinta, ne rimase poi conquistata, tanto che il giorno in cui venne incisa, finito di cantare, si mise a piangere tra gli applausi degli orchestrali.

Per Mina Il cielo in una stanza - che rimase per 27 settimane al primo posto in hito parade, avvicinandosi ai 2 milioni di copie vendute - rappresentò una svolta nella sua carriera, lasciandosi alle spalle brani più leggeri come Tintarella di luna o Una zebra pois. Di certo fu notevole, rispetto a quegli anni, che proprio una donna cantasse un tema che allora sembrava inavvicinabile. E forse anche qui sentiamo l'eco di Brividi, nel suo intento di raccontare l'amore in ogni declinazione

Tra le interpretazioni che hanno resistito al tempo c'è quella di Gino Paoli stesso, di Jula De Palma (Iolanda Maria Palma, cantante italiana di musica leggera e jaz), naturalmente Ornella Vanoni che con Paoli visse una intensa relazion e Franco Simone. Ma anche Giorgia, Franco Battiato, Massimo Ranieri, Noemi, Carla Bruni.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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