Cultura

Rigoni Stern riletto con le parole, ma anche con disegni

Una «graphic biography» sullo scrittore, alpino in Russia con il battaglione Vestone
Il ritratto-disegno di Mario Rigoni Stern - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il ritratto-disegno di Mario Rigoni Stern - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Non è graphic journalism, non è graphic novel. «Rigoni Stern» (BeccoGiallo editore, 18 euro, 143 pagine) è una graphic biography, una rilettura a parole e disegni della vita di uno degli autori che più hanno segnato il Novecento letterario italiano e la storia del nostro Paese. Ma non è neppure una «semplice» biografia: Camilla Trainini e Chiara Raimondi hanno scelto passaggi ben precisi della vita di Mario Rigoni Stern, l’impiegato del Catasto che, a distanza di anni, decide di tornare sui passi e sui sentieri della memoria. Partendo da Asiago per arrivare in terra russa.

Il cappello da Alpino, il color verdone indossato con naturalezza e orgoglio, la memoria che lo tormenta, gli abiti civili che lasciano il passo a quelli militari: Rigoni in quest’opera è cupo, nostalgico, triste e malinconico, traumatizzato come probabilmente tutti i compagni sopravvissuti alla tragedia del Novecento. I disegni mescolano il passato della guerra con il presente degli anni successivi, quelli in cui Mario Rigoni insieme con la moglie Anna decide di partire per la Russia, cercando il fiume Don su cui aveva stanziato da alpino durante la Seconda Guerra mondiale e inoltrandosi nei chilometri di steppa, passando per Rossosh e per «Nicolaevka», città apparentemente inventata dagli italiani per una errata traslitterazione del cirillico.

Le tavole alternano i colori accesi del viaggio in automobile al buio delle reali vicende passate, quelle blu ghiaccio e rosso sangue, che parlano di freddo mortale e di uomini nemici solo perché seduti dalle parti opposte di una barricata. Siamo negli anni Settanta, siamo fuori dal pericolo, eppure il ricordo della guerra è indelebile e perenne. Così come quello dei lager, ben ritratti nel libro, in cui Rigoni e compagni trascorsero diverso tempo prima della fortunata fuga solitaria che riporterà ad Asiago lo scrittore. I nomi (Bepi, Giuanin), le parole («torniamo a baita», «vecio»), le inflessioni: sono molti i riferimenti all’Italia nordica a cavallo tra Lombardia e Veneto riportati nei dialoghi rielaborati da Camilla Trainini e Chiara Raimondi a partire dalla narrazione contenuta ne «Il sergente nella neve» e «Ritorno sul Don» (Einaudi, 1953 e 1973).

D’altra parte Rigoni è quasi bresciano d’adozione: notissimo è il suo legame con Vestone in Val Sabbia, che gli ha dedicato anche l’Auditorium cittadino per ricordare con affetto e stima l’ex sergente maggiore del battaglione Vestone della Divisione Tridentina, così come quello con i valtrumplini citati ne «Il sergente nella neve». Aspetti meno conosciuti. «Rigoni Stern», tuttavia, non termina con il flusso di memoria a fumetti di Rigoni, che torna finalmente «a baita». Anche l’appendice è utile, interessante e godibile: Trainini e Raimondi hanno stilato infatti una cronologia precisa e semplice che descrive la vita di Mario Rigoni intrecciandola alla storia bellica degli anni Quaranta, presentando anche gli aspetti meno conosciuti del militare e scrittore. Che, ad esempio, fu arruolato come istruttore di alpinismo e sci e mandato poi in Russia per lo stesso motivo. Grazie alle autrici, il ritratto dello scrittore, alpino, sciatore, padre e marito si fa sempre più vivo e vivido, di pari passo con la Storia.

 

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