Cultura

Radio Onda d'Urto, stasera sul palco il rap di Willie Peyote

Il rapper torinese stasera alla Festa in via Serenissima, preceduto da Viviana Laffranchi e Hu
Willie Peyote - Foto Ansa/Ettore Ferrari © www.giornaledibrescia.it
Willie Peyote - Foto Ansa/Ettore Ferrari © www.giornaledibrescia.it
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Scollinato Ferragosto in metal e hard-rock, stasera l’happening a Brescia all’insegna del Gatto Nero vira decisamente verso l’hip hop, genere (ed estetica) dominante tanto alla Festa quanto nelle classifiche nazionali di vendita e ascolto. Protagonista assoluto, sul palco principale, l’autore e rapper torinese Willie Peyote; ma c’è parecchia vita anche negli altri contenitori di via Serenissima, dove si entra dalle 19 con sottoscrizione di 15 euro (info su www.radiondadurto.org e sulle pagine social dell’emittente).

Il programma della serata

Sin dall’apertura, la Rusty Band allieterà i presenti, diffondendo il suo funk balcanico lungo tutto il perimetro dell’area, ma il primo appuntamento programmato è allo Spazio Dibattiti, alle 19.30, per parlare del volume «Pasqualino, il gatto guerrigliero e altri racconti sulle lotte nelle carceri speciali negli anni ’70-’80» di Salvatore Scivoli, alla presenza dell’illustratore della copertina, Ario Pizzarelli. Alle 21, allo Spazio Bambin*, c’è un laboratorio pratico sul gioco degli scacchi con Daniele Almici della scuola «Alfieri del Garda».

Alle 23.45, si accende la nottata sui palchi secondari: al Patchanka c’è il Dj Set electro e hip hop con Sartoria Musicale; al Chiringuito/Fiaska lo ska di Atom Tanks, seguito da Dreadlion Firestarter Sound; alla Tenda Blu il Dj Set hip hop di Loopin.

A far da occasionali ancelle a Guglielmo Bruno, alias Willie Peyote, saranno due combattive voci al femminile, a partire dalle 20.30: prima la bresciana Viviana Laffranchi, che proporrà le canzoni di «Non sono ricca e famosa», il disco che ha pubblicato a fine luglio; quindi, la polistrumentista e cantautrice marchigiana Hu, che presenta l’album d’esordio «Numeri primi», a cui hanno collaborato Francesca Michielin e Highsnob (suo partner all’ultimo festival di Sanremo).

Il rapper colto e impegnato

Peyote, 37 anni tra pochi giorni, è un rapper colto e impegnato (è laureato in Scienze politiche con una tesi sui disordini di Los Angeles del 1992), latore di un sound variegato che apre con costanza a funk e rock, provvisto di rime taglienti che insistono sulle distorsioni della realtà attuale: a Brescia, dov’è approdato con certa frequenza, conta su un nutrito gruppo di fan appassionati. Lo abbiamo intervistato.

Willie: nel suo nuovo lavoro, «Pornostalgia» (2022), c’è un brano - «All You Can Hit» - che mette alla berlina l’assurda rincorsa alla quantità che caratterizza il mercato discografico, a scapito della qualità. Non è, purtroppo, un sentimento diffuso in troppi settori della nostra società?

Assolutamente: ciò che avviene in ambito artistico è un modo di comportarsi figlio diretto dei tempi. Ma credo che sia in buona parte colpa anche degli stessi artisti, che si piegano a questa logica. Per uscire dall’ottica esclusivamente economica, basterebbe forse aggiungere un po’ di qualità alla quantità: sennò che fine fa la figura dell’artista come colui che sa emanciparsi dalla mediocrità e indicare strade?!

Qual è il suo background musicale?

Sono un privilegiato, perché sono cresciuto in una famiglia di musicisti, con il blues, e poi apprezzando il punk, i cantautori, Vasco e molto altro, senza tuttavia innamorarmi di un genere o di un musicista in particolare. Ho cercato un linguaggio mio: il rap è la forma migliore che ho incontrato per esprimermi.

Anni fa mi disse che Torino era la città ideale per fare rap. Lo pensa tuttora?

Oggi il rap è talmente diffuso che non è più il posto a fare la scena. In materia non ci sono più scene locali, siamo definitivamente «milanocentrici». Ma Torino resta speciale per fare musica: come dimostrano band seminali tipo Subsonica e Africa Unite, da noi non sei vincolato alle mode o a logiche di mercato pressanti, puoi esprimerti con maggiore libertà.

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