Quindici anni forever: il segreto dei Tre Allegri Ragazzi Morti

Ci sono quelli che tornano in ogni occasione, quelli che arrivano per la prima volta, quelli che sanno tutti i pezzi a memoria e quelli che riprendono tutti i pezzi col telefonino, e ci si chiede come facciano ad avere la pazienza e per cosa lo facciano, poi.

Comunque sono, siamo tanti, in generale, perché la Latteria Molloy è piena per il concerto dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Sold out, l'ennesimo in un mese di marzo notevole per il locale bresciano, decisamente meritato visto che la band guidata da Davide Toffolo riesce da venticinque anni a custodire e a curare quel segreto che fa sì che il pubblico non smetta di amarli continuando ad ampliarsi.

L'ultimo disco, Sindacato dei sogni, è un ottimo pretesto per ripercorrere tutte le sfumature del suono del gruppo, punk, new wave, reggae e pure un tocco di psichedelia, attraversando tutti i pezzi che si vorrebbero sentire in quella che è diventata la colonna sonora di molte vite. Il vantaggio di una carriera lunga e solida come quella dei Tarm è che si travalicano le generazioni e, se lo si fa onestamente, non si subiscono i contraccolpi, anzi, si cresce.

L'impressione, in un live cantato spesso a squarciagola dal pubblico, è che il gruppo possa permettersi di fare ciò che vuole perché lo sa fare bene, giocando con il proprio stile e con i propri temi: la rabbia, l'adolescenza, l'amore, le frasi ripetute, la semplice e profonda efficacia dei testi, la mescolanza, la curiosità. Si è sempre lì, in bilico su quei quindici anni, o quattordici, o ventidue cantati da Toffolo il quale, anche quando è meno scatenato di altre occasioni, riesce a condurre il pubblico per mano. Indossando la maschera, la platea si identifica in lui e lui nella platea e canta, per chi avesse qualche dubbio, «Io sono te».