«Queriniana» e «Angelo Mai»: le biblioteche sorelle di Brescia e Bergamo
Due eccellenze storiche accomunano in campo culturale le città di Brescia e Bergamo. Simili sono le origini settecentesche delle biblioteche civiche «Queriniana» e «Angelo Mai», tra le più importanti oggi in Italia per patrimonio e fruizione; differenti invece le vicende delle rispettive sedi monumentali, nel cuore urbano.
Ne hanno parlato l’architetto Massimo De Paoli dell’Università di Brescia e l’ex direttore della biblioteca Angelo Mai, Giulio Orazio Bravi, nel salone «Mario Piazza» della Fondazione Civiltà Bresciana, promotrice con l’Archivio Bergamasco del ciclo di incontri di carattere storico, in vista del 2023, anno delle due città nel ruolo di Capitale della Cultura. A due cardinali dediti agli studi - di storia ecclesiastica (il veneziano Angelo Maria Querini, vescovo di Brescia) e di filologia classica (il bergamasco Giuseppe Alessandro Furietti) - si deve l’iniziativa, in modalità diverse.
Brescia
Non abbandonò la sede bresciana il cardinale Querini dopo la nomina a responsabile della Biblioteca Apostolica Vaticana e qui nella nostra città lo seguirono 1480 volumi che aveva donato all’istituzione romana: la revoca del dono - ha ricordato il relatore Bravi - fu compensata con mille scudi e motivata con la metafora del «divorzio» dalla «Vaticana» per dedicarsi ai figli della Chiesa di Brescia.
La sede fu trovata in quell’ampliamento del palazzo vescovile che era stato ideato per collegarlo con il Duomo Nuovo: si era pensato inizialmente alla realizzazione di un ponte di attraversamento dell’attuale via Mazzini, poi sostituito da un tunnel. L’atto di fondazione della biblioteca pubblica (aperta di fatto dal 1750 al ristretto pubblico degli eruditi del tempo) il 3 marzo 1747 la dotava di un capitale per il suo sostentamento e costituì una grande novità la nomina di sette deputati pubblici, nel ruolo di commissari.
Bergamo
Alla città di Bergamo, con l’impegno a costituire una biblioteca pubblica, furono attribuiti in dono 1300 volumi, dal cardinale Furietti nel testamento redatto a Roma il 28 febbraio 1760. Trovarono la prima collocazione in una sala del palazzo municipale che nel 1927, dopo importanti lavori di adeguamento, divenne sede stabile della biblioteca affacciata su Piazza Vecchia, di fronte al Palazzo della Ragione. La sala del maggior consiglio fu adibita a sala di lettura, con la nuova destinazione del prestigioso edificio, nel centro di Città Alta.
Nella facciata monumentale l’architetto Ernesto Pirovano riprese caratteri del disegno originario del secentesco Palazzo Nuovo, opera di Vincenzo Scamozzi. L’intitolazione a un altro cardinale bergamasco, Angelo Mai celebre per i suoi studi filologici, sarebbe seguita nel 1954, alla presenza del cardinale Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII. La facciata della Biblioteca Queriniana, osserva il professor De Paoli, con la sua facciata principale rivolta al giardino del Palazzo Vescovile riporta alle origini dell’edificio, solo successivamente destinato a una funzione che inizialmente non era prevista e che rispondeva al proposito di formazione del clero, secondo gli intendimenti del cardinal Querini, in ottemperanza alle indicazioni del Concilio di Trento.
Per entrambe le biblioteche, il grande salto di qualità si ebbe con la soppressione del patrimonio librario di conventi e monasteri disposta dal governo napoleonico nel 1797. La presenza a Brescia e Bergamo di due istituzioni civiche evitò che una preziosa mole di volumi e manoscritti prendesse la via di Milano ed ebbe un importante sviluppo il seme gettato dai due cardinali.
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