Cultura

Quando la Time Records conquistò il Giappone con la dance

L’ambasciatrice di Giacomo Maiolini nella terra del Sol Levante fu Anna Lombardoni: il suo racconto
Anna Lombardoni - Foto Max Valerio © www.giornaledibrescia.it
Anna Lombardoni - Foto Max Valerio © www.giornaledibrescia.it
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Se c’è un mercato in cui Time ha fatto da subito meraviglie, consolidando poi nel tempo un’immagine da numero uno in ambito disco music, è quello giapponese. L’ambasciatrice di Giacomo Maiolini nella terra del Sol Levante fu Anna Lombardoni: sorella di Severo (il bergamasco che fu tra i pionieri italiani della musica disco), ha collaborato fin dagli esordi con il discografico bresciano. Oggi Anna si occupa, sempre per Giacomo, della componente editoriale e dunque di ciò che attiene a diritti d’autore e di commercializzazione delle opere; negli Anni 80, da consulente e in un contesto totalmente diverso, curava contatti e sviluppo dei mercati stranieri: fu proprio in quella veste che... conquistò il Giappone.

Galeotto fu un brano di Aleph, «Fly To Me», che nel 1986 rappresentò il primo grande successo internazionale di Time Records, aprendo strade asiatiche. Ci spiega Lombardoni: «Era il tempo in cui furoreggiava l’Hi Energy, che proveniva dagli States e aveva rappresentato una vera e propria rivoluzione, imponendo un suono nuovo, accelerato, notevolmente più elettronico che in passato. La nostra proposta partiva da quello, ma associava l’house all’italian style virato in chiave electro beat, tanto che si parlava di "italo disco". In Giappone, e quasi soltanto lì, si impose il nome "eurobeat", al punto che Giacomo, il quale intuì le possibilità di espansione e chiuse un accordo esclusivo con la potenza locale Avex, fu soprannominato "King of Eurobeat"».

 

Aleph- Fly to me

 

Fu soltanto l’inizio di un’avventura che per quasi vent’anni ha garantito introiti e premi (tra cui due Grammy) e che, pur con modalità diverse, dura ancora oggi. Chiosa la manager orobica: «Per Time, quello giapponese ha rappresentato, anche per ragioni di continuità, un mercato eccezionale». Alla domanda se la disco music in salsa italiana abbia in qualche modo influenzato la cultura giapponese, Anna risponde con chiarezza: «Quando siamo arrivati, i giapponesi cantavano solo nella loro lingua, per cui siamo stati prima fenomeno alla moda, poi anche di costume. Se entrare nella cultura di massa del popolo nipponico è cosa estremamente difficile, è però accaduto pure questo, quando una grande artista come Namie Amuro ha realizzato la cover di una nostra canzone in giapponese, facendola conoscere senza confini».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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