Prime vacanze «green» e street food del ’900: dal 10 settembre Biesse è in edicola con il GdB
Lo «street food» del XX secolo, ovvero i venditori ambulanti che animavano le vie di Brescia e della provincia; ma anche la storia del servizio di nettezza urbana, il design dei banchi di scuola, la villeggiatura «popolare» nei primi campeggi sul Garda. È una storia fatta di eventi e realtà all’apparenza minimi, quella raccontata nel nuovo numero di Biesse, il periodico trimestrale edito da Fondazione Negri e dedicato alla storia della provincia bresciana.
Il fascicolo sarà in edicola da martedì 10 settembre, in abbinamento con il Giornale di Brescia, a 8 euro più il prezzo del quotidiano. Con il numero 24 della rivista, il periodico compie quattro anni, come ricordano nell’editoriale d’apertura l’editore Mauro Negri e il direttore Marcello Zane. «Con questo numero sfioriamo le duemila pagine, superiamo i quattrocento articoli e siamo ben oltre le duemila immagini pubblicate fino ad oggi» sottolineano. «Biesse non è un libro di studio. Viceversa, sono pagine della nostra storia e, come sempre, ognuno ha una propria storia personale e familiare, un susseguirsi più o meno disordinato di emozioni e ricordi, che immagini e testi possono alimentare».
Piccole storie
Così, qualcuno ricorderà, se non i carretti trainati dai cavalli per la raccolta della spazzatura, almeno le prime compattatrici meccaniche o i bidoni metallici della raccolta condominiale. Una storia di avanzamento tecnologico che dalle prime sei carrette ha portato al sistema di teleriscaldamento alimentato dalla combustione dei rifiuti.
Sull’onda della memoria, la rubrica «ieri e oggi» è dedicata all’angolo di largo Formentone in cui sorse il «Bazar 33» (vendeva a prezzo fisso, tutto a 33 centesimi) aperto nel 1912 da Primo Cavellini, padre del celebre Gac che fece fortuna come collezionista e artista.
Ancora commercio, ma ambulante, nella vicenda di un settore che all’aspetto folklorico (tra peracottai, venditori d’angurie, suonatori di pianola...) affiancò quello economico, con ben 4.100 ambulanti in provincia a fronte di 15mila negozi fissi nel 1956, e tuttora una larga fetta del comparto commerciale.
La provincia
Cartoline dal territorio con il tram che arrivava a Cellatica, che nel 1907 fu la prima linea a trazione elettrica, e con le immagini dei campeggi sorti sul basso Garda nel secondo dopoguerra, calamita per il ritorno dei tedeschi a pochi anni dal termine del conflitto mondiale.
Dal Garda al Sebino con la storia della costruzione della strada costiera, avviata nella prima metà dell’Ottocento dagli austro-ungarici come alternativa alla Valeriana o alla via d’acqua. Risalendo la Valcamonica, le immagini della demolizione del monastero medievale di San Salvatore a Capo di Ponte, per liberare le absidi della basilica che domina la vallata.
Spazio al design, con la storia delle Moto Sterzi, «il due tempi bresciano»; e con la produzione dei banchi di scuola che vide importanti designer come Castiglioni lavorare per le ditte nostrane.
Poi l’arte, con la storia e i restauri dell’Arengario di piazza Vittoria, opera dello scultore Antonio Maraini; la musica con la rievocazione del successo della «Butterfly» bresciana di Puccini nel 1904; l’architettura con le vicende di Palazzo Pisa costruito dall’architetto Dabbeni con l’innovativo cemento armato; poi la storia della sede cittadina di Casa di Dio, tuttora importante Rsa; l’immagine inedita dell’inaugurazione della statua della Bella Italia nel 1864; e quella storica della facciata di Palazzo delle Mercanzie, ora Università degli Studi di Brescia. Infine, l’omaggio al fotografo Franco Bettini, lirico cantore delle Torbiere e tra i primi soci del Cinefotoclub.
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