Plan de Fuga, un disco sociale per la nuova Fase
Potrebbe essere la svolta definitiva, oppure solo... una Fase. Ma da adesso, in casa Plan de Fuga, si canta in italiano. E' uscito su iTunes e altre piattaforme digitali «Plan de Fuga - Fase 1», nuovo disco della band formata da Filippo De Paoli, Simone Piccinelli, Marcello Daniele e Matteo Arici. Un cd che segna l’abbandono (non si sa se momentaneo o meno) della lingua inglese. Un passaggio cruciale per il quartetto bresciano che, dopo due dischi in inglese, sabato 16 maggio, presenterà alla Latteria Molloy (in via Ducos 2/b in città) i nuovi brani. Domani alle 11 la band sarà invece ospite di Radio Bresciasette nel Magazine di Maddalena Damini. «Queste canzoni - spiega Filippo - sono il frutto di materiale che abbiamo iniziato a comporre durante il tour americano e che abbiamo poi affinato».
«Fase 1» comprende solo sei brani, ma so che voi non lo considerate un ep, giusto?
È un disco diviso in due parti, secondo una consuetudine che si sta diffondendo tra le case discografiche, anche per dare più visibilità agli artisti. La «Fase 2», sulla quale stiamo lavorando, dovremmo registrarla in agosto, per poi pubblicare il disco entro l’autunno.
Sulla scelta di passare all’italiano c’è lo zampino della Carosello, la vostra etichetta?
Loro ci avrebbero prodotto pure un disco in inglese; abbiamo deciso noi di tentare questa strada. Volevamo che i nostri testi venissero capiti anche in Italia, visto che curiamo molto anche questo aspetto.
«Fase 1» non è certo un cd solare, semmai piuttosto cupo. A livello di contenuti come lo definiresti?
È un disco sociale, con il quale vogliamo far riflettere sulla situazione che viviamo e proporre un cambiamento a livello culturale. Non abbiamo pretese intellettuali, ma ci sembra giusto concentrarsi su temi che riflettano la nostra realtà. Di donne, soldi e sole hanno già cantato in tanti...
Un anno fa, al Festival 4/qUARTI, proponeste per la prima volta un brano in italiano. Non sembravate molto convinti. Cosa è cambiato?
Noi siamo per la terapia d’urto. Avevamo un brano in italiano pronto e ci siamo detti: suoniamolo e vediamo come va. Le reazioni sono state di diversa natura, ma da lì abbiamo deciso di proseguire.
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